Gli isterismi di un presidente che vuol dare lezioni...
A mano a mano che si allungano gli anni si resta affezionati a quelli giovanili, con quel filo di nostalgia canaglia che ti ricorda come la clessidra esistenziale scorra in modo irrimediabile. Così, inevitabilmente, ti accorgi che la Taranto calcistica è imprigionata nella voragine infernale della serie D da un tempo che sembra quasi eterno. Eppure, tante nobili decadute del calcio italiano sono state in grado di leccarsi le ferite e hanno rialzato la testa al primo - se non al secondo - tentativo. E' il caso di Piacenza, Parma e Venezia (a quest'ultima manca solo un punto per avere i favori della matematica), che d'emblée e senza battere ciglio sono riuscite a tornare nel professionismo. Come si dice in gergo: hanno ammazzato il campionato.
Qui, invece, nella bella e fumosa Taranto ogni anno si rilegge la stessa storia, fatta di rincorse senza obiettivi, sacrifici sprecati, speranze svanite e alibi avvilenti. E ogni anno, puntualmente, quasi come un amen al termine di una preghiera, ci si ritrova alle spalle della provinciale di turno che ci ride in faccia e ci tratta come i figli della serva. Poco importa se si chiama Matera, Andria, Francavilla Fontana o Nardò. Siamo arrivati al punto che un paesino di meno di quarantamila anime accusi di scarsa professionalità i giornalisti e i tecnici di Studio 100 in quanto danno più spazio alla squadra rossoblù rispetto a quella brindisina. Siamo arrivati al punto che le parole del vicepresidente Bongiovanni vengano trasformate in illazioni belle e buone per fare cassa. Una battuta sulla provenienza del direttore di gara tramutata in un sillogismo di bassa lega. Evidentemente la ribalta mediatica di questi ultimi mesi ha fatto uscire la testa dal carapace anche a chi è stato lungamente in letargo. Non è nostra intenzione prendere le difese dell'emittente tarantina o della società del presidente Zelatore perché riteniamo che siano nella condizione di potersela cavare da soli, tuttavia crediamo che sia giusto passare al contrattacco con spavalderia e senza peli sulla lingua dato che il racconto sta raggiungendo il suo epilogo, con i suoi vinti e i suoi vincitori.
Dispiace dirlo, ma Taranto in questo momento non può sperare nelle disgrazie degli altri, deve essere capace di camminare con le proprie forze. Per vincere occorre programmare dall'inizio alla fine, non lasciare nulla al caso, scegliere le giuste individualità e personalità ed evitare stomachevoli piagnistei. Solidità dirigenziale e campagna acquisti spietata devono essere i punti di forza e non i punti deboli. Se vuoi raggiungere il successo non c'è Serpentara o arbitro che tenga. Questa non è una piazza da serie D, ma forse al momento valiamo solo questa categoria. Accontentiamoci, purtroppo.