Berlusconi Presidente della Repubblica: l'idea che piace a Vitali
Nostalgia del Cavaliere. Contestando le scelte interne a FI, il senatore di Taranto rinsalda il legame con l'ex premier riconoscendo i suoi meriti: ‘Ha realizzato l'80 % delle promesse fatte in campagna elettorale’
DI PAOLO ARRIVO
Arranca. Barcolla ma non molla. Persino cresce, Forza Italia, secondo gli ultimi sondaggi. Niente di trascendentale, che possa mettere in allarme gli avversari, bensì “decimale come la decrescita del Paese”, ammette al nostro giornale il senatore Luigi Vitali. Comunque un dato su cui riflettere e valutare: “I moderati hanno un ampio margine di crescita. E devono individuare una autorevole leadership: Berlusconi è stato e continua ad essere un motore importante per il centrodestra ma sicuramente non è l'uomo che può dare prospettiva alle nuove generazioni”. “Difficile rivederlo a Palazzo Chigi – ammette il vice presidente Commissioni Affari Costituzionali del Senato - magari può diventare Presidente della Repubblica. Ma per questo il rinnovamento è necessario”. L'ex coordinatore regionale, sostituito da Mauro D'Attis, ribadisce la propria tesi auspicando che Forza Italia “cambi pelle: non potendo più essere 'berlusconicentrico' deve diventare un partito scalabile con delle regole democratiche che mettano in competizione la classe dirigente, e sopratutto che premi la meritocrazia. Perché non si può andare avanti con gli amici degli amici in scelte importanti. C'è un dibattito in Forza Italia: chi si permette di denunciarlo viene tacciato di alto tradimento, ma questa è la verità”, rivela il capogruppo di FI in Commissione parlamentare Antimafia. “Il nostro è un partito ingessato: si muove solamente con Berlusconi. E così non va bene. Perché il partito va inteso come un patrimonio comunitario, deve essere preservato e andare oltre le persone che lo stanno rappresentando”.
Agli occhi dell'avvocato Vitali, la credibilità del Cavaliere è comunque elevata, suffragata dai numeri, dall'esperienza passata. La sua figura è rimpianta persino da coloro che erano suoi oppositori (Renzi o Scalfari). Questo non soprende l'ex sottosegretario alla Giustizia: “Io che sono stato uomo di governo all'interno delle maggioranze di centrodestra posso dire che Berlusconi, piaccia o no, è stato un uomo pragmatico, che ha realizzato l'80 per cento delle promesse fatte in campagna elettorale. Lo attesta l'Istituto Tagliacarne di Pavia. E credo che, da questo punto di vista, sia stato il leader che ha rispettato gli impegni assunti, più di tutti gli altri. Ora però, per ragioni anagrafiche, non può più coprire il territorio come vorrebbe, stando in mezzo alla gente”. Il fattore anagrafico è tutt'altro che secondario, “basta guardare l'età dei quattro leader individuabili in Italia: Meloni, Salvini, Renzi e Di Maio. Altrove, in Europa, ci sono premier con poco più di 30 anni”.
Al netto delle polemiche e delle divisioni interne, il destino di Forza Italia è legato, da un lato, alla capacità di autorigenerarsi; dall'altro, nel breve termine, al gioco delle alleanze. Al ritorno con la Lega, partner ideale: “Tra le ipotesi sul tavolo c'è proprio questa. Anche perché noi governiamo diverse regioni, c'è la volontà da entrambe le parti. Lavoriamo in vista delle prossime tornate elettorali: le regionali in Abruzzo e in Basilicata”. Salvini è chiamato alla svolta, intanto: “Imponga la linea del centrodestra, con il programma che abbiamo sottoscritto, oppure stacchi la spina a questo governo, che sta facendo grossi danni. Dobbiamo risolvere l'anomalia nazionale: è vero che siamo stati proprio noi a dargli il via libera per tentare un governo con i Cinque stelle, ma di certo non pensavamo che si giungesse a questi risultati”.