Acciaierie d’Italia in crisi, Surgo chiede intervento immediato del Governo
L’Ex Ilva, ora Acciaierie Italia, è in stato di crisi sia a livello di governance sia come gestione. Lo certifica la situazione attuale che registra nella rada del porto di Taranto navi cariche di materie prime che non scaricano, pare, per mancanza di risorse finanziarie. Poco convincono le giustificazioni dell’azienda che addebita il fermo degli impianti a questioni di natura meramente tecnica. Crescono di conseguenza anche le controstallie ossia il tempo aggiuntivo necessario a consentire il completamento delle operazioni di carico o scarico chiaramente a costi aggiuntivi per l’azienda. Lo dichiara Antonio Surgo, responsabile delle relazioni industriali per Taranto, Brindisi e Lecce del Mes, il Movimento Europeo Socialista che torna a denunciare la difficile situazione in cui versa lo stabilimento di Taranto attestata anche dallo stato in cui si trovano le ditte dell’appalto che registrano a oggi mancati pagamenti risalenti al giugno scorso che hanno come conseguenza la mancata corresponsione degli stipendi ai lavoratori. Non solo. Esistono tante aziende del territorio di comprovata affidabilità e professionalità a cui non vengono affidate commesse per motivazioni tutt’altro che comprensibili ma sulle cui ragioni gli addetti ai lavori adombrano gravi sospetti. L’ingresso dello Stato in ArcelorMittal che ha di fatto decretato la nascita di Acciaierie Italia avrebbe dovuto costituire motivo di garanzia per il futuro dello stabilimento e quindi delle aziende dell’indotto e dei loro lavoratori. Ma a oggi non si registrano passi in avanti. Anzi, la situazione sembra degenerare sempre più. Registriamo con soddisfazione - asserisce Surgo - le parole che il presidente di Acciaierie Italia Franco Bernabè ha espresso sul palco di Made in Steel alla iniziativa organizzata da Siderweb dove ha parlato della ricerca di un punto di equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale per il rilancio dell’azienda, ma solo dopo una attenta riflessione sul piano industriale. Ma è giunto il tempo che dalle parole si passi ai fatti. Ed è per questo che il Mes chiede un decisivo intervento del Governo affinché sblocchi con determinazione e fermezza questa grave fase di impasse e lavori al rilancio dello stabilimento riaprendo il dialogo con la città a tutela sempre degli equilibri ambientali, sanitari ed occupazionali. (CS)