Calcio caos. Federcalcio, Serie A, assemblea che non si farà, Milan, Bari, Foggia, Cesena e…
Vista la situazione “tragicomica” che sta attraversando il nostro calcio, desidero “strappare” un sorriso ai miei lettori utilizzando una celebre frase di Woody Allen: “Dio è morto, Marx è morto e anche io, oggi, non mi sento bene…”. Sarà il pensiero di dover vedere il mondiale di calcio senza azzurri che riempie di tristezza gli appassionati, ma la situazione è veramente grave. Si deve cominciare dall’alto. Dalla Federcalcio. L’inerte Commissario non ha alcuna intenzione di lasciare il suo posto. In barba alla richiesta del 73% degli aventi diritto al voto (!). In barba e in spregio a qualsiasi legge democratica. Eh sì! C’è il problema della riforma dello Statuto, i principi informatori del Coni, il voto agli arbitri: “non posso andare via senza aver finito il lavoro”. La realtà è che il nome di Giancarlo Abete non è gradito (grande eufemismo) a Giovanni Malagò! Quindi o le componenti indicano un personaggio nuovo o di assemblea elettiva non se ne parla. Passeranno inutilmente dei mesi. Ero stato facile profeta, ma della mancata convocazione dell’assemblea per il 6 agosto vi era la certezza. In via Allegri, in quegli uffici, nessun preparativo è in corso. Niente alberghi prenotati. Organizzazione del personale. Nessuna società esterna è stata allertata per il voto elettronico. Nulla di nulla. Cosa accadra? Si prenderà al balzo la Giunta Coni del 12 giugno per ottenere la proroga di un commissariamento che nulla ha apportato al nostro calcio. Come se vertici nominati democraticamente non possano fare le riforme richieste dal Coni. Diciamolo a chiare note. Oltre alla proroga, del tutto ingiustificata, si rischia di portare le elezioni federali a ottobre. Poi, ove il candidato rimarrà Abete, l’assemblea elettiva slitterà ancora, forse anche oltre Natale... Mi faccio pertanto portavoce di un appello. Le Leghe non restino supine a tale prevaricazione. Facciano sentire la propria voce. Qui abbiamo il 73% degli aventi diritto che vogliono ridare i calcio in mano a professionisti e conoscitori del settore. Ci si rivolga al sottosegretario Giorgetti. Si chieda di far rispettare la democrazia. Renzo Ulivieri creò il caso, a suo tempo, si incateno ai cancelli di via Allegri. Sarà il caso di ripetersi? Il timore che si subisca una tale situazione è forte. Lo fa pensare l’indole pacata del presidente Abete. Una persona onesta e competente, ma di certo portato a duellare più di fioretto che di “scimitarra”. Peggio ancora l’inutile commissariamento della Serie A. Dove, per la vicenda dei diritti televisivi, il sempre presente Giovanni Megalò (come definito da Dagospia) è riuscito nell’impresa di mettere a rischio l’intero sistema calcio. Dopo aver imposto alla presidenza un banchiere (ribadiamo senza far votare i presidenti a scrutinio segreto come impone lo Statuto) si è riusciti ad aggiudicare i diritti, anche qui in violazione di legge delle indicazioni dell’Antitrust, con l’ottimo risultato che il bando e l’aggiudicazione a Mediapro sono state annullate. È di ieri l’altro l’ulteriore rigetto del reclamo proposto dalla stessa Mediapro al Collegio del Tribunale di Milano. Risultato: niente più 1 miliardo e 50 milioni (annui). Niente fidejussioni. Corsa verso Sky che deve salvare le società che scontano i diritti televisivi. Per la campagna acquisti (alcune). Per riuscire a iscriversi al campionato (altre). Un “esercizio”, per quest’ultime, che senza quella liquidità risulterebbe impossibile. Rispetto a Mediapro la perdita sarà di 200/300 milioni (a stagione). Un “successone” per il commissario …
Le società, dopo il presidente, hanno deciso di eleggere i propri rappresentanti. Il famoso amministratore delegato doveva essere la vera novità. “Il” manager capace di dare un’impronta moderna al nostro calcio. E’ stato individuato nella persona di Marco Brunelli. Direttore (storico) della Lega, persona preparata e onesta. Di certo non un manager (non me ne voglia per la schiettezza). Si è andati ancora peggio nella scelta del componente della Serie A in Consiglio Federale, oltre a Micciché. Le società hanno designato Claudio il “magno”, cioè il solito Lotito. Soggetto astuto e capace, ma con un “vizietto”. Pensa solo ai propri interessi. Altro che tutelare le squadre e la Lega in Federazione. Riflettendoci, comunque, il “pericolo” non esiste. Perché il Consiglio Federale, per quello che abbiamo cercato di spiegare, non si terrà ancora per mesi e mesi.
La situazione della governance del nostro calcio è purtroppo il linea con quella dei club. In Serie A: fra pochi giorni, il Milan è chiamato dinanzi alla Commissione giudicante della Uefa. Il rischio dell’esclusione dalla Europa League, conquistata sul campo, è concreto. Una figuraccia epocale per il club italiano più blasonato in Europa. L’amministratore delegato Fassone ha dimostrato solo presunzione e incapacità politica nel rapportarsi con la Uefa. Gente svizzera, poco incline a sentire proclami. Abituata a misurarsi con le carte e con i numeri. Abbiamo ancora negli occhi i grandi sorrisi di Fassone quando presentò il primo documento per il Financial Fair Play. Usò proclami di approvazione del tutto fuori luogo. La gestione del Milan, senza professionisti. Accentrata tutta su Fassone e su di un direttore sportivo senza esperienza (chiamato a recitare un ruolo molto più grande di lui) era destinata a questa fine. A tutto si aggiunge il problema di “questo” sconosciuto cinese. Capace di grandi investimenti come di immensi indebitamenti con il fondo americano Elliott. Senza che si possa comprendere la provenienza delle somme. In realtà, ci risulta che l’evidenza delle somme per l’aumento di capitale, per oltre 30 Milioni, debba avvenire entro il 23/24 giugno. Così come previsto nell’atto di pegno delle azioni della controllante del Milan. Diversamente, Elliott questa volta escuterà il pegno. Assumerà il controllo della società e la darà in gestione a propri professionisti di fiducia. Tutto in attesa di trovare un compratore meno “opaco” di Mister Li. Per il Milan, come per il calcio italiano, non sarebbe male se questo management cambiasse totalmente. Sappiamo che il signor Fassone si è blindato con un contratto a tempo indeterminato. Ciò non esclude che il suo fallimento è da considerarsi epocale. La prospettiva per il Milan è di vedere i migliori giocatori partire per lidi più sicuri. Donnarumma, Suso, Bonaventura, sono tutti destinati al trasferimento. Anche questo Mirabelli deve forse rientrare in ambiti meno prestigiosi (direttore sportivo del Rende, del Cosenza e poi semplice osservatore).
Sempre in serie A, per non farsi mancare nulla, il neo promosso Parma è alle prese con un procedimento per tentato illecito sportivo nella partita con lo Spezia. Ci auguriamo che sia tutto un equivoco.
In serie B ancora peggio. Molte squadre sono destinate a non iscriversi al Campionato. Il Bari dopo la squalifica e la penalizzazione sembrerebbe destinato a scomparire e al fallimento nonostante le “ampie” rassicurazioni verbali di Giancaspro. La Procura della Repubblica (non quella Federale) sta indagando per falso. Il famoso modello F24, con il quale si voleva dimostrare l’avvenuto pagamento in tempo, per stipendi e fisco, sarebbe stato contraffatto. Per l’ordinamento sportivo si tratta di illecito amministrativo. Viene di norma sanzionato con la retrocessione all’ultimo posto. La società è chiamata a un sostanzioso aumento di capitale che nella attuale situazione sembrerebbe (usiamo il condizionale) non possa essere fatto. Giancaspro rinvia tutto e tutti alla imminente assemblea. I dubbi però permangono. L’erogazione dell’acqua al San Nicola è stata ripristinata grazie a un accordo raggiunto con l’Ente erogatore. Il debito arretrato è stato rateizzato in sei mesi. Si fosse pagato tutto per contanti l’importo versato sarebbe andato in conto ricapitalizzazione. Ecco perché è bene attendere l’esito della assemblea.
Dopo il Bari, il Cesena ha presentato una domanda di concordato al Tribunale. Potrà pure essere accettato per il diritto societario, ma non per quello sportivo. Dubitiamo quindi che la gloriosa squadra cesenate possa iscriversi al campionato.
La situazione del Foggia è, se possibile, ancora più drammatica, con i massimi dirigenti alle prese con la Giustizia penale per reati di varia natura. Per quello che interessa al mondo sportivo è stato acclarato il pagamento “in nero” di diversi tesserati. Una irregolarità per la quale le norme prevedono la conseguente esclusione dal campionato e la squalifica. L’Avellino è anch’esso in bilico. Il patron Taccone ha fatto cadere la trattativa con la famiglia Gravina della Italpol, o forse sono questi ultimi che hanno toccato con mano i debiti societari, enormi.
Il Palermo è uscito indenne da una istanza di fallimento proposta dalla Procura della Repubblica. Ove fallisse nella finale per la Serie A temiamo che i conti tornino di nuovo ad essere impietosi.
In Serie C si verifica un susseguirsi di notizie poco rassicuranti. Permangono i dubbi sulle reali volontà/possibilità di salvataggio per Arezzo e Vicenza. E siamo già alla metà di giugno. Alla Pro Piacenza, il cui presidente ha deciso di andarsene, si è aggiunta la Juve Stabia. Manniello, pur amareggiato, ha reso ufficiale la sua decisione di non garantire l’iscrizione al campionato. A Matera si sta cercando il supporto della tifoseria. Volano stracci tra i soci dell’Andria nel merito della ricapitalizzazione. Si affievoliscono le speranze di sopravvivenza del Bassano. Delle difficoltà del Siracusa si era avuta contezza già nel corso dell’ultimo campionato.
Un panorama, come si vede, complicato.
Per non dire: un bel disastro.