Elezioni Regionali: Liviano scrive ai suoi elettori, ‘Non mi ricandido’
In una lunga lettera, il consigliere regionale tarantino spiega i motivi che lo hanno portato a questa decisione
Cari Amici, E’ dura e non è per niente facile. E’ dura scriverVi questa lettera. Ho pensato mille volte di farlo e mille volte ho posticipato. Vi scrivo innanzitutto per RINGRAZIARVI. Grazie a Tutti Voi e a ciascuno di Voi in particolare per l’amicizia, la stima, l’affetto, la pazienza che avete avuto con me in questi anni. Sappiate che anche io Vi ho voluto e Vi voglio molto bene. Non sono certo di essere sempre riuscito a dimostrarlo, e se qualche volta ho mancato di cortesia o di attenzione nei confronti di qualcuno di Voi, Vi chiedo scusa. Voi siete i miei amici. Abbiamo costruito insieme tante cose belle. Abbiamo provato con passione a far diventare i nostri valori, i nostri sogni, le nostre aspettative (di giustizia, di verità, di bellezza, di amore per il nostro territorio) delle scelte concrete. Abbiamo cercato di essere costruttori di comunità. Abbiamo accolto insieme tante persone, avendo sempre un’attenzione maggiore verso gli ultimi, i poveri, i piu’ deboli. Ci siamo impegnati per essere motore di crescita culturale, sociale e ed economica per la nostra città. Abbiamo fatto sicuramente degli errori, ma mai sono mancate la passione e l’impegno da parte di tutti noi. Non possiamo avere recriminazioni. Ce l’abbiamo messa tutta: sempre. Abbiamo fatto tutti “del nostro meglio”. Vi scrivo per SCUSARMI se, nonostante le vostre sollecitazioni, io non ho piu’ voglia di candidarmi alle prossime elezioni. Credo nella Politica: “arte nobile e difficile”, “forma piu’ elevata di carità, dopo la preghiera”. Ho la stessa passione che avevo nel 1996, quando l’associazione “le sentinelle”, che faceva volontariato con i minori a rischio di devianza, decise che sarebbe stato utile essere presenti nelle Istituzioni per farsi “voce di chi non ha voce”, per occuparsi oltre che dei bisogni immediati (cosa che fa il volontariato), anche delle cause dei bisogni (cosa che fa la politica). Gli amici dell’associazione scelsero me, che di quell’associazione ero il fondatore e io accettai con l’entusiasmo di un innamorato e con l’ingenuità di chi pensa di poter cambiare il mondo. Sono passati da allora 24 anni. Ho fatto piu’ volte il consigliere comunale e in questi 5 anni il consigliere regionale. Credo che sia giusto fermarsi, almeno per il momento, fermarsi qui. La bravura di un politico non si valuta solo in funzione che chi la fa sia una brava persona. Il politico è bravo se riesce a governare bene il territorio. Per poter governare occorre che si verifichi almeno una di queste due possibilità: o appartieni al sistema (che spesso significa rinunciare alla libertà di pensare con la tua testa, per omologare il pensiero di chi comanda, della serie “porti il ciuccio dove vuole il padrone”) oppure hai un grandissimo consenso popolare. Come sapete io non riesco a ragionare per appartenenza. Per me non esiste chi ha ragione per definizione. La verità è figlia del dialogo, del confronto, dell’incontro, della mediazione, della ricerca di sintesi. Io non riesco ad appartenere ad un partito (che è una cosa nobile) figuratevi se posso appartenere a questo o a quel leader politico (come suole in questo momento storico). Come ugualmente sapete io ho forse la stima di una nicchia (piu’o meno numerosa) di persone, che provano ad abbinare la dimensione valoriale alla prassi: persone dal grande contenuto etico, un grande senso di responsabilità e un desiderio di costruire bene comune. Io non ho voti popolari. Le persone spesso sono piu’ attente alle loro aspettative personali che al bene comune e apprezzano la politica che parla “alla pancia”. La politica di questi tempi è cosi: è intrisa di slogan e di ricerca permanente di consensi. Sembra indifferente alla dimensione valoriale di partenza (l’identità culturale) e alla visione prospettica (il futuro da realizzare). Tutto si consuma nel breve termine e gli eventi tolgono il posto al progetto, l’enunciazione alla responsabilità. Stiamo perdendo di vista il senso di comunità. Il bene comune non ci interessa piu’, perché non ci sentiamo comunità. Ciascuno di noi è teso verso le sue esigenze personali. In funzione di questi criteri quando andiamo a votare, lo facciamo pensando a chi ci ha fatto la promessa piu’ convincente, o ha chi ha detto lo slogan piu’accattivante. Siamo un popolo senza memoria e senza identità. In questo contesto, in questo momento, non ha senso la mia candidatura, Per far crescere il livello qualitativo della politica, bisogna far crescere il livello qualitativo della comunità elettrice: degli uomini e delle donne che vanno a votare. Per questo penso che il mio ruolo ora sia quello di costruire un grande cantiere di umanità dove si repirino aneliti comunitari e dove si investa sui giovani, sentinelle del mattino, attraverso percorsi educativi e formativi adeguati e non necessariamente convenzionali. Non possiamo prevedere il futuro e io non so se questa è per me la parola fine ad eventuali candidature. A prescindere dalla candidatura alla regione, Vi esorto a non disperdere il patrimonio creato in questi anni e ad andare avanti in un progetto politico condiviso che possa prevedere o meno un impegno istituzionale anche con altri terminali diversi da me. Da parte mia, Vi chiedo aiuto, quando partirà questo sogno, questo cantiere di umanità, ad investire sui giovani e sul loro futuro. VI voglio bene, Gianni Liviano.