Foto Francesco Manfuso
Foto Francesco Manfuso

MASSAFRA - Importante operazione antidroga dei Carabinieri del Comando provinciale di Taranto, il blitz è scattato all’alba di oggi ed ha portato all’esecuzione di sette ordinanze, emesse dal Gip del Tribunale di Taranto dott. Maccagnano, su richiesta del Pm dott.ssa Di Tursi, nei confronti di altrettante persone, tutte di Palagiano. L’operazione è stata portata a termine con la collaborazione dei militari della Compagnia di Massafra.

Complessivamente sono sette gli indagati, quattro persone sono finite in carcere, una ai domiciliari e due avranno l’obbligo di firma, a queste si aggiunge un’ottava misura relativa all’obbligo di permanenza in casa, tale ultima misura è stata emessa dal GIP presso il Tribunale per i Minorenni di Taranto su richiesta della Procura per i Minori del capoluogo perchè applicata a un soggetto minore all’epoca dei fatti.

Le indagini sono state avviate nel 2023, dopo una perquisizione e il successivo rinvenimento di alcune chat social nelle quali vi erano presunti assuntori, per organizzare, di volta in volta, l’incontro con gli acquirenti, per rifornirli della droga. Gli inquirenti hanno constatato una cinquantina di episodi di spaccio, prevalentemente a Palagiano e nelle zone limitrofe, i Carabinieri hanno sequestrato più di 3 kili di hashish, 60 grammi circa di cocaina, queste le sostanze che sarebbero state spacciate.

Le indagini si sono avvalse di intercettazioni ambientali e telefoniche, dalle quali è emerso anche il presunto uso di un linguaggio “criptato” nelle conversazioni, espressioni allusive per avanzare richieste di stupefacente del tipo cocaina (uno piccolo - uno grande - due birre - una pizza - ci prendiamo un caffè').

Il gruppo avrebbe inoltre utilizzato un immobile disabitato a Palagiano come deposito per le sostanze stupefacenti.

SEQUESTRATE ANCHE DUE PISTOLE

Dall’indagine emerge anche l’ipotesi di reato per tre degli indagati, legata al possesso di armi. Sarebbe stata trovata una pistola a salve modificata con un caricatore calibro 7,65. A un altro indagato, invece, il pm Di Tursi contesta di aver detenuto illegalmente più pistole e munizioni.

Sulle armi vale la pena soffermarsi. Al netto delle rilevanti quote di sostanze stupefacenti sequestrate, il sequestro delle armi (due pistole) dimostra non solo che gli indagati fossero potenzialmente pronti a difendere l’attività illecita nella quale erano invischiati affermando la supremazia territoriale, ma anche come gli stessi fossero ben inseriti nel tessuto criminale locale. Le armi sequestrate erano originariamente innocue pistole a salve scacciacani, sapientemente modificate per renderle letali perché capaci di esplodere proiettili cal. 7.65.