Taranto: Caro Massimo, ti scrivo...
Lettera aperta di Vittorio Galigani al presidente del club rossoblu
Caro Massimo,
sono trascorsi due mesi dal quel 27 ottobre e in tanti ci stiamo ancora chiedendo: ma chi glielo ha fatto fare? Una società “disastrata” sotto ogni orizzonte. Economico, sportivo, tecnico. Una patata bollente, difficile da reggere tra le mani. Ti eri presentato chiedendo tempo. Desideravi guardarti attorno per renderti conto di programmi, collaboratori, risultati. Bene. Che idea ti sei fatto?
Interrogativi ce ne sono ancora. Tanti. Sono trascorsi due mesi. Il campionato è giunto al giro di boa. I risultati del campo hanno spento la fiammella della speranza. Tu stesso, in proiezione futura, rilasci già (ora) considerazioni impostate su una prossima stagione in Serie D. Del resto, i regolamenti vietano al Taranto di essere ripescato anche se riuscisse a vincere i playoff (negli ultimi cinque anni ha già usufruito di quel beneficio).
Di nuovo, Massimo, sino a oggi non ci hai raccontato nulla. Hai soltanto rivoltato la squadra come un calzino (consuetudine ereditata dal fantastico duo?). Quella che già dall’inizio di stagione doveva “spaccare” il fondo schiena a tutti. Evidenziandone il fallimento sportivo. E’ presto, forse, per esprimere giudizi sui tanti nuovi arrivati. Di certo nella zona nevralgica del campo hai (ri)messo insieme troppi doppioni. In avanti rimangono i dubbi: basterà il solo D’Agostino? I tanti punti di distacco accumulati a inizio campionato sono rimasti tali. La scusa della matematica che non condanna rimane soltanto un misero tentativo fuorviante.
Conoscevi le difficoltà ambientali. La “diserzione” dei tifosi. La “freddezza” del popolo borghese. Il tuo avvento aveva aperto, in tutti, le porte della speranza per una radicale inversione di rotta nei rapporti con la città. Non è purtroppo cambiato nulla. Non ti sei voluto applicare? Peccato. Hai perso una macroscopica occasione. Ti sei appiattito sulle “gesta” dei tuoi predecessori. Maligne voci di corridoio (dalle quali ci dissociamo) “sussurrano” che la gestione non sarebbe tutta farina del tuo sacco. Che saresti soltanto il “prestanome” di un possibile/probabile terzo. Con i nomi che circolano ci sarebbe di che riempire un diario. Tanto che, in presenza di poca chiarezza da parte tua, l’indifferenza si sta insinuando nel tessuto cittadino.
Stiamo seguendo con curiosità la “controversia” che sta montando con la Fondazione Taras. Avete scelto, a torto, di “bastonarvi” a distanza. Pubblicamente. Non è edificante né costruttivo. Alimentate dubbi e incertezze. Chiudetevi in una stanza, datevele magari di santa ragione, ma uscite (tutti) con voce univoca. Questi atteggiamenti risultano nocivi all’immagine e alla credibilità delle “parti”. Del club stesso. Non promettono nulla di buono. In assemblea, come in consiglio di amministrazione, pesano i titoli a maggioranza e quelli, caro Massimo, sono esclusiva del tuo carnet. Probabilmente il tuo percorso è ancora improntato su metodi che non starebbero rispettando le norme statutarie. Con una considerazione: chi è sicuro del suo operato non trova mai difficoltà nel fare un passo indietro. Quella di aprire al dialogo è, da sempre, la strategia migliore.
Che dire del settore giovanile. Usualmente si compera prima il cavallo e poi la frusta. Al Taranto non è consuetudine. Anche in questo settore, complici “attori” vecchi e nuovi, le maldicenze sono all’ordine del giorno. Le accuse sui “social” si rincorrono con una frequenza impressionante. Genitori sponsor, zainetti, fitto di ramo d’azienda. Chi più ne ha più ne mette. Pettegolezzi nocivi ovunque. Dovresti scendere in campo autorevolmente, Massimo. Dovresti essere capace di zittire tutti. Bacchettare i responsabili imponendo ordine. Dettando strategie. Assumendo personale, sportivo e tecnico, qualificato. Chi fa del calcio un dopolavoro non è da Taranto. Partendo, magari, dagli impianti e dalle infrastrutture. Le sensazioni che lasciano invece trasparire i tuoi comportamenti sono di una vacuità disarmante. Anticipa le riforme, Massimo. Conferisci al settore giovanile professionalità e investi in infrastrutture. La ripartizione della prossima mutualità imporrà queste regole. Saresti tu il “precursore” più stimato.
Adotti la tecnica del silenzio “chiacchierato”. Sbagli a nostro giudizio. Peccato. Parli una volta con tizio, l’altra con caio. Mai con la necessaria/indispensabile chiarezza e trasparenza. Anche sulla vicenda del bilancio. E’ tutto in ordine? Bene. In tua assenza (tutti i motivi vanno rispettati) puoi delegare chiunque munendolo di procura. Altrettanto in riferimento alla (ingente) massa debitoria. Un passo importante da parte tua. Encomiabile. Nessuno se la sarebbe mai accollata. Come la surroga di “quelle” onerose garanzie. Nulla da obiettare, pertanto, se il tuo piano industriale prevede il rientro a medio/lungo termine, utilizzando ricavi futuri. Con una gestione improntata sul contenimento dei costi. Nulla da obiettare se questo, pur di risanare il bilancio societario, comporta il dover rimanere alcune stagioni, ancora, nel purgatorio della Serie D.
Taranto è stanca della gente prestata al calcio. Non di chi lo fa con dedizione, organizzazione e professionalità. La città mette al bando la violenza. L’approssimazione. Il pressapochismo. Mette al bando chi cerca di agire occultando la verità (sai bene come sono stati pagati certi contenziosi). Le bugie hanno le gambe corte. Nel calcio (è risaputo) non si sa quello che non si fa. Accettalo, quanto sopra esposto, come consiglio. Trae origine dall’esperienza (assai) che abbiamo maturato all’interno del sistema. La delusione provata dai tifosi negli ultimi anni ha preso il sopravento su tutto e tutti. Hai dalla tua, caro Massimo, l’opportunità del colpo migliore. Risolutivo. Il fondo della botte è stato maldestramente raschiato in precedenza e a più riprese. Da altri. Sta a te rimettere insieme i cocci, individuando il percorso migliore. Nel rispetto di tempi e metodi appropriati. Dimostra. Liberati dei perdenti e dei raccomandati. Rappresentano scorie dannose ed inutili.Otterrai risultati e consensi.
E noi, stanne certo, saremo i primi a rendertene merito.