Coronavirus: Turismo, ‘Nessun aiuto per il settore dell’ospitalità extra alberghiera’
“Prestiti garantiti e veloci, ma non per tutte le imprese e soprattutto non se si tratta di un’attività dell’ospitalità extra alberghiera che pur dovendo stare nelle maglie di una legge regionale che detta i confini e le regole alle quali un conduttore di attività ricettiva deve ottemperare, non viene poi considerata alla stregua delle altre imprese". Così si esprime il presidente provinciale della categoria delle Imprese dell’Ospitalità extra Alberghiera di Confcommercio Taranto, Cosimo Miola, secondo il quale il coronavirus ha arrecato danni al settore non solo per i mancati entroiti, ma anche per le spese alle quali gli operatori devono sostenere (fitti, mutui, tasse locali, utenze, percentuali Ota, collaborazioni, etc.) senza comunque poter sperare in una qualsiasi forma di risarcimento o di aiuto. L’art. 65 del decreto ‘Cura Italia’ prevede crediti d’imposta nella misura del 60% dell’ammontare del canone di locazione per i soli immobili rientranti nella categoria catastale C1 (negozi e botteghe). Non sono previsti infatti sostegni per gli affitti di immobili ad uso abitativo. A parere degli operatori del settore, che in queste settimane mantengono un livello di confronto molto vivace attraverso i social (in particolare le chat di WhatsApp) si tratta di una vera e propria disparità di trattamento, che non tiene conto che B&B, case vacanza e affittacamere sono attività imprenditoriali ospitate in civili abitazioni, quindi resta all’imprenditore la facoltà di decidere se continuare a pagare inutilmente il fitto o recedere dal contratto. “Molti di noi inoltre – commenta Miola- si sono accollati mutui per acquistare l’immobile, o per ristrutturarlo ed adeguarlo agli standard di sicurezza e confort dell’edilizia residenziale moderna,se il B&B imprenditoriale può rimodulare il mutuo o accedere al credito, diversamente la piccola attività familiare ora si vede negata questa possibilità perché non possiede i requisiti richiesti.Chiaramente i gestori delle attività non professionali (cioè non iscritte al Registro delle Imprese della C.d.c ), e che rappresentano una grossa fetta del mercato della ricettività non alberghiera, non potranno neppure beneficiare del bonus, l’indennità di 600 euro per chi versa i contributi. Poi c’è la questione degli adempimenti tributari in merito ai quali Confcommercio Taranto, per il tramite del Prefetto, ha scritto una lettera ai sindaci del territorio provinciale per chiedere lo slittamento delle tasse locali (Tarsu, Imu etc); a oggi hanno risposto pochi sindaci, tra cui Taranto, ma con un rinvio delle scadenze di qualche mese appena. Sarebbe opportuno invece che per questi mesi di fermo – afferma Miola - le Amministrazioni comunali procedessero a una rimodulazione degli importi delle tasse locali, considerato che le nostre attività sono state obbligate al fermo e lo saranno probabilmente ancora per un bel po’, e pertanto sarebbe il caso che, ad esempio, la tassa della spazzatura fosse spalmata sul periodo di effettiva attività dell'impresa". Le prospettive per il settore del turismo per i mesi a venire, anche nella fase post lockdown, sono tutt’altro che incoraggianti, le cancellazioni delle prenotazioni sui principali portali vanno avanti sino a fine estate, e qui si apre un altro importante capitolo: la difficoltà di relazioni con gli OTA; un ginepraio di norme e interpretazioni dove si passa dalle procedure per causa di forza maggiore, agli sconti, i voucher, etc. La stagione turistica primaverile è oramai persa, si spera in un minimo di ripresa a estate inoltrata. E’ chiaro che non c’è da sperare nel mercato straniero: “Dobbiamo superare - spiega Miola - questa fase ancora critica e cercare una diversa modalità di lavoro per quel che resterà del 2020, fatta di resistenza e di piccoli passi. Alla Regione noi chiediamo di valutare attentamente la possibilità di incentivare la ripresa turistica attraverso il bonus vacanze per le famiglie, potrebbe essere un incentivo utile per incoraggiare un movimento turistico interno fatto di vacanze brevi, piccoli spostamenti, noi operatori avremmo così una boccata di ossigeno. Un altro input che vorremo suggerire alla Regione Puglia è di andare comunque avanti con l’adozione del Codice CIS per le imprese (Codice Identificativo Struttura) che doveva essere operativo da giugno e che invece viene rinviato; a nostro parere questo rinvio è un errore poiché l’obbligo del codice distingue le strutture e scoraggia quel sottobosco di illegalità che continua a danneggiare le imprese in regola del settore, professionali o familiari che siano".