Taranto, nuovo sequestro nell'area siderurgica: Europa Verde chiede chiusura e bonifica
La Magistratura di Taranto ha contestato il reato di gestione non autorizzata di rifiuti a seguito di un’ispezione condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce. L’indagine ha portato all’ennesimo sequestro di un’area all’interno del complesso siderurgico tarantino.
La vicenda, riportata oggi dalla Gazzetta del Mezzogiorno, conferma preoccupazioni già espresse in passato da associazioni ambientaliste. Da anni, infatti, il movimento Europa Verde-Verdi della provincia di Taranto denuncia presunte irregolarità nell’area industriale attraverso comunicati, conferenze stampa ed esposti. Luciano Manna, giornalista e ambientalista, è attualmente sotto processo per calunnia, dopo aver avanzato accuse simili quattro anni fa.
Secondo i rappresentanti di Europa Verde, le problematiche del siderurgico di Taranto superano la semplice produzione di acciaio, rappresentando una grave minaccia per l’ambiente e la salute pubblica. Restano inoltre perplessità sugli interventi normativi legati alla gestione dell’ex Ilva, visti come strumenti per proteggere l’azienda e i suoi dirigenti sotto il pretesto di un "interesse nazionale".
In risposta a questa situazione, Europa Verde ribadisce la necessità di attuare il "Piano Taranto", già proposto in Parlamento nel 2013. Il piano prevede la chiusura dello stabilimento, la bonifica delle aree inquinate e una riconversione ecologica dell’economia locale per favorire uno sviluppo sostenibile e una crescita occupazionale etica. A sostegno di questo progetto, il movimento richiama l’importanza di fondi europei come il Just Transition Fund, che potrebbero garantire una transizione giusta per abitanti, lavoratori e imprenditori.
La vicenda rimane al centro del dibattito pubblico, mentre le autorità proseguono con le indagini per accertare eventuali responsabilità.