Fuori campo: Che fine hanno fatto gli under del Taranto?
Gioventù bruciata, indebolita e inacerbita da delusioni senza illusioni, da conquiste senza speranze, da desideri evanescenti. Molti ragazzi sognano il calcio professionistico, ma fanno fatica a comprendere la realtà delle cose, si fanno ingannare da qualche complimento di troppo, riducendosi a vivere sotto l'assillo di una immotivata voglia di fama e soldi. Tutti miraggi inconsistenti. La maggior parte di loro si abbandona ai più dolorosi contorcimenti, consumandosi nel dilettantismo.
In serie D l'obbligo di inserire i cosiddetti quattro Under è solamente un'illusione che tiene in vita i sogni di tanti giovani per un paio di anni e poi li butta via come un vecchio cencio. Non è un'opinione, ma un dato di fatto. Nelle ultime quattro stagioni il Taranto ha militato nel campionato di serie D e di molti dei suoi ragazzi si sono perse le tracce. Parecchi vegetano nei tornei di Eccellenza o Promozione, altri si sono dati al Futsal, alcuni hanno smesso per dedicarsi agli studi e un paio hanno tentato l'esperienza all'estero. Chi ce l'ha fatta è senza dubbio Alessandro Gatto, attaccante, classe 1994. La sua esperienza con la maglia rossoblù a partire dal gennaio 2013 è breve ma positiva: segna 3 reti in 6 gare, meritandosi le attenzioni dei top club italiani. Finisce nelle giovanili dell'Hellas Verona, dividendosi poi tra serie B e Lega Pro. In ordine di tempo veste le casacche di Modena, Pordenone e Juve Stabia. Spiccano anche i “recenti” Antonio Porcino e Alessandro Mirarco, finiti rispettivamente all'Ischia e al Monopoli. Un posto al sole anche per il terzino Genny Russo, a Taranto nella prima parte della stagione 2013-2014 con una sola presenza all'attivo, che in questo momento difende i colori del Messina. Marco Picascia quest'anno ha fatto il suo debutto nel professionismo con il Tuttocuoio. Per Alessandro Gabrielloni l'esperienza nella vecchia serie C è stata breve: dopo l'entusiasmo per l'ingaggio del Martina, il falbo attaccante è tornato alla corte di Massimiliano Favo nel girone F della serie D. Tutti gli altri hanno conosciuto molte ombre e poche luci.
Nella nidiata 2012-2013 ci sono molte note dolenti. Cosimo Aiello, Michele Brancato, Salvatore Papa, Gaetano Vapore hanno abbandonato dopo qualche tentativo di rimanere a galla; Loris Battista e Valerio Gnoni non disperano e sono alla ricerca di una sistemazione; il francavillese Giovanni Costantino ha lasciato parenti e amici per trasferirsi dall'altra parte dell'Italia difendendo i pali del Vallée d'Aoste; Raffaele Rosato si è sistemato a Gallipoli da un paio di anni dopo l'inconcludente esperienza a Savona; stessa squadra per Eustachio Zaccaro; l'eterna promessa Giovanni Bongermino non trova una fissa dimora e nel tempo ha giocato nell'Angolana, nel Real Metapontino, nel Grottaglie, nella Cavese e nell'Agropoli; Francesco Fonzino gira in prestito prima al San Severo e poi al Gallipoli; Francesco Faccini ha trascorso un biennio a Grottaglie per poi insediarsi nella Vastese; il mondo del calcio a 5 risucchia Giovanni Curri, che milita nel Sammichele, e Raffaele Stigliano, la cui ultima esperienza è nel Gladiator Sant'Erasmo; Mattia De Deo ha provato l'avventura greca nel campionato di serie B con l'Episkopi, ora fa la riserva a Chieti; in Eccellenza si sono adagiati Davide Musto e Luca Del Bergiolo, il primo a Montesilvano, il secondo a Mondovì; Giuseppe Terlino e Cristian Audino si arrangiano in Promozione, rispettivamente nel Pimonte e nel Brandizzo; Fortunato Mauro segue il padre nel suo centro sportivo in Calabria e negli ultimi tempi si è mosso in Prima Categoria con l'US Scandale.
Nella stagione 2013-2014 i ragazzi sono di meno, ma la fine è quasi la stessa. Luca Masserano trascorre qualche mese ad Andria, per poi mettersi alla prova con una rappresentativa della sua città Biella; Riccardo Marani è riuscito a confermare la categoria diventando il portiere del Folgore Veregra, a Fermo; Alessio Palmisano è stato a Taranto per un brevissimo periodo nell'era Maiuri, dopodiché ha vestito la maglia del Copertino e da due anni è un punto fermo del Nardò; Vito Carbone sballotta tra Grottaglie, Fondi e Gallipoli; in Eccellenza si leggono i nomi di Giovanni Caruso che, dopo la rottura del menisco, ha scelto di ripartire da Acri, Carmelo Viscuso corre sulla fascia del Parmonval, la formazione del quartiere palermitano Partanna-Mondello-Valdesi, Alberto Migoni furoreggia nel Castiadas, mentre Procolo Caiazzo si barcamena nel Procida; Gianfilippo Pulci fino a dicembre militava nella squadra di Spoleto, invece Emanuele Marchitelli è in Seconda Categoria a Castel Volturno; si parlava un gran bene di Francesco Vivacqua e alla fine ha trovato fortuna in Lettonia con lo Spartaks Jūrmala.
Della stagione passata, oltre ai succitati Porcino, Gabrielloni e Mirarco, troviamo Benito Cicerelli nella Cavese, Andrea Tarallo nella Primavera della Salernitana, Francesco Lecce nel Matelica, Pierluigi Cimino nel Manfredonia, Giuseppe Colantoni nel Montesilvano e Francesco Russo nella Fermana.
Per quasi tutti il calcio, quindi, è una chimera senza fondamento. Ad impreziosire la nostra tesi ci pensa l'ex team manager delle giovanili del Taranto Martino Chiarappa. «Se un Under è di prospettiva, a prescindere dalla regola, gioca. È un obbligo che va abolito perché molti ragazzi vengono buttati allo sbaraglio per un triennio, per poi perdersi nei meandri del calcio. Alla fine pochi giocano. Vedi il caso di Donnarumma, che dalle giovanili è stato catapultato direttamente nella prima squadra del Milan. È semplicemente un'illusione. In Lega Pro, invece, il discorso è differente perché si concedono alle società dei contributi in base al minutaggio dei giovani mandati in campo».
I problemi dei vivai sono tanti e trovare le soluzioni giuste non è semplice. «In un settore giovanile i risultati si guardano nel lungo periodo – ci spiega Chiarappa -. Servono strutture idonee, tecnici professionali, una rete di osservatori, un direttore sportivo attento e genitori poco invadenti. Se questi elementi vengono meno, è difficile crescere e sviluppare un vivaio degno di nota. Ricordo che la fucina di ragazzi dell'era D'Addario è stata completamente svuotata. All'epoca, se ci fosse stata una continuità di gestione, si sarebbe potuto fare bene. In quel gruppo c'erano Antonio Gala, ora alla Casertana, Francesco Vicari, punto fermo del Novara, Ignazio Battista ha appena firmato il suo primo contratto da professionista con la Ternana, Leonardo Taurino è a Martina, Antony Viscardi è di proprietà dell'Entella, Vincenzo Chiochia è stato inserito nella Primavera del Bari, Vincenzo D'Abbrunzo smista palloni nel centrocampo dell'Arezzo e Claudio Gentile, per il quale la Juventus aveva proposto 200 mila euro, è maturato ulteriormente nelle giovanili della Pro Vercelli e del Lanciano. Purtroppo, dopo il fallimento non si è salvato nulla. L'anno scorso, invece, malgrado il passaggio di proprietà, sono riusciti a proteggere il 90% del settore. Ripeto, secondo me, se un giovane vale, gioca sempre. È importante che un direttore sportivo che si rispetti vada a vedere le partite dei campionati minori e abbia una fitta rete di collaboratori che suggerisca i giovani che valgono. I ragazzi sono come una pianta: vanno annaffiati, potati e alla fine si raccolgono i frutti. Sfortunatamente, anche la presenza dei genitori è un grosso problema. Se ci fossero dei centri sportivi strutturati, non supererebbero nemmeno il cancello. E, invece, a volte ci troviamo padri o madri disposti a pagare per far giocare il proprio figlio. E con la regola degli Under e la carenza dei soldi, molte dirigenze si lasciano ingolosire. Le società devono investire sui giovani, mettendo a disposizione una bella fetta di budget e uno staff tecnico specializzato che svolge questo ruolo per lavoro e non per hobby».
Una rapida occhiata è rivolta nei confronti dei giovani di quest'anno. «Il reparto Under è stato completamente sbagliato – ammette Chiarappa -. Giocatori come Pizzaleo o Lecce non hanno la maturità giusta per debuttare in una piazza come Taranto. Dovevano andar via per farsi le ossa. Visti gli Under di questa stagione, il Taranto avrebbe potuto puntare su calciatori come Cimino, Fonzino e soprattutto Vito Carbone, che a mio avviso è il migliore della covata tarantina. Yeboah è stato troppo sopravvalutato, ha molte lacune. Se fosse bravo, un giocatore classe 1995 non starebbe in serie D. Stesso discorso per Gaetano, che è stato preso da fuori quota della Primavera del Napoli. Un '96 dovrebbe essere altrove».