Musica, Arte e Caffè: Serge Monroe tra Taranto e Rimini
Ex frontman della band tarantina Whisky n’ Cigarettes scioltasi un anno fa e riunitasi per una serata quest’estate, oggi parliamo del nuovo progetto di Gabriele Potente, in arte Serge Monroe. Facile trovarlo suonare in qualche serata riminese, tra pub e locali, immerso nelle note della sua chitarra classica. Dopo aver recentemente firmato un contratto con la Nemesi Recording Studio, etichetta di Rimini, il cantautore si racconta in questa intervista esclusiva.
In genere ti chiederei da subito una panoramica generale sulla tua musica, ma penso che la domanda più importante adesso sia un’altra, e riguarda il tuo nome: come mai Serge Monroe?
La storia dietro questo nome è lunga e poco veritiera (ride, ndr.). Serge, incredibilmente, deriva da Sergio, che è il nome di un mio zio scomparso negli anni ’70, musicista e poeta, che suonò anche con Venditti e i Pandemonium. La sua vita è stata di grande ispirazione al punto da volermi portare dietro questa sua “eredità spirituale” dandomi il suo nome come nome d’arte, cambiandolo in inglese. Per il cognome, Monroe, mi imbarazza un po’ dirlo ma per il bene della stampa e della verità sarò sincero: deriva dal film Alabama Monroe, che parla di una struggente storia romantica e che mi ha fatto piangere tutte le otto volte che l’ho visto.
Bene, adesso posso chiedertelo: definisciti in un genere e parlami delle tue influenze musicali.
Per quanto riguarda le influenze musicali, come tutti i cantautori un po’ sfigati e sconosciuti come me, ti farei dei nomi ancora più sconosciuti come Johnny Flynn, il che mi collocherebbe in un discorso indie-pop-folk. Ma la verità è divisa in due: la prima parte dice che non ho il coraggio e l’arroganza di definirmi folk, essendo un genere tecnicamente difficile da suonare. La seconda è che, e lo so che sembra brutto da dire, odio farmi influenzare musicalmente. Vorrei, sicuramente un giorno lontano che non è oggi, arrivare a suonare un genere tutto mio ed essere riconoscibile direttamente dal sound.
I tuoi testi sono tutti in inglese: come mai questa scelta?
È stata una scelta quasi ovvia. Mi sono sentito cantare in italiano e mi sono sentito cantare in inglese, optando per quest’ultima lingua. Mi sembrava stupido sforzare il mio timbro vocale per cantare in una lingua in cui non rendo. Inoltre avevo bisogno di una lingua semplice come l’inglese, sacrificando un po’ la libertà d’espressione che mi consente l’italiano, ma dando alla mia musica un tono più “internazionale”.
Quali tematiche affronti nei tuoi testi e come nascono?
Per la stesura dei testi seguo la regola di scriverli nei luoghi comuni per luoghi comuni. Che significa questo? Che i miei testi nascono in quei luoghi comunemente detti “d’ispirazione”, e parlano di luoghi comuni, esperienze che quasi tutti noi abbiamo fatto. Un modo veloce e sincero per rendere la mia musica di facile immedesimazione a chi l’ascolta.
Parlami dei tuoi progetti futuri. Hai qualcosa in programma?
Dopo aver sciolto per forza di cose i Whisky n’ Cigarettes ed aver abbandonato il mio fido compagno Claudio Tarantino, al quale va un grandissimo grazie per essere stato la colonna portante della mia musica fino all’anno scorso, pensavo che la mia musica non avrebbe trovato un rapido sbocco. Mi sbagliavo. Per ora sto affinando le mie abilità, suonando ogni volta che mi è possibile ed esercitandomi a casa; grazie alla Nemesi Recording Studio sarà possibile parlare di un album intorno a quest’autunno. È tutto quello che posso dire adesso, ma per me è già tantissimo parlarne!