Taranto: Ex Cementir, ‘Inaccettabile l’abbandono dei 51 operai’
‘Una città per cambiare - Taranto’: ‘Politica nazionale e locale incapace di costruire un futuro’
Finisce, dopo 60 anni, la storia della Cementir a Taranto. Dopo anni di cambi di gestione e svariate promesse di rilancio industriale, chiude per sempre il cementificio jonico. Per quanto accogliamo con assoluto favore la notizia della chiusura di uno degli insediamenti industriali tra i più impattanti sul territorio ed auspichiamo un finale analogo per gli altri colossi inquinanti, riteniamo inaccettabile il totale abbandono delle 51 unità ancora in forza all'azienda. Si tratta di operai, mediamente cinquantenni, che potrebbero e dovrebbero essere riqualificati professionalmente ed adibiti alle opere di smantellamento e bonifica dell'area su cui insistono gli impianti. Denunciamo l'inconcludenza della politica che continua a dimostrare l'assenza di progettualità rispetto al futuro di questi lavoratori e, più in generale, dello sviluppo economico dell'intero arco jonico. Una politica nazionale e locale a trazione PD che, nonostante vaneggi di transizioni ecologiche e svolte green, è incapace di costruire un futuro svincolato dalla grande industria, a cui continua a mostrare fedeltà anche, ad esempio, candidando nelle proprie fila, come al consiglio comunale di San Giorgio Jonico, l'ingegner De Felice, condannato in primo grado a 17 anni di reclusione per disastro ambientale nel processo "Ambiente Svenduto". Auspichiamo per la nostra città una riconversione economica che parta inderogabilmente dalla chiusura, lo smantellamento e la bonifica - mediante la riqualificazione e il reimpiego delle attuali maestranze - di tutti gli stabilimenti che per oltre 60 anni ci hanno avvelenato e inquinato. È adesso il momento di cambiare. (CS/Una città per cambiare - Taranto)