Ex Ilva: ‘Forte adesione allo sciopero. Basta perdite di tempo, Governo agisca subito’
Nota congiunta di Roberto Benaglia e Valerio D’Alò
Sciopero sin qui riuscito allo stabilimento Acciaierie D’Italia di Taranto, dove non si vedeva una massiccia adesione di manifestanti da diversi anni. Dalle 7:00 di venerdì 6 maggio, i lavoratori di Acciaierie D’Italia, insieme ai colleghi dell’Appalto e di Ilva in Amministrazione Straordinaria, protestano per le tante risposte che continuano a non arrivare, da parte del management dell’azienda e del Governo centrale. La protesta di 24 ore, proclamata unitariamente dalle sigle sindacali, si concluderà alle 7:00 di sabato 7 maggio.
«La riuscita dello sciopero di oggi al siderurgico di Taranto – dichiara il segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia - è un fatto molto positivo che evidenzia come i lavoratori e il sindacato dei metalmeccanici non si arrendono di fronte alla crisi e alle difficoltà storiche, nonché alla situazione difficile in cui versa tutto il polo di Taranto».
Il tempo passa e la tensione sale tra i lavoratori, che garbatamente hanno aderito all’iniziativa del sindacato. «Come sindacato – continua Benaglia - denunciamo il fatto che il 2022 rischia di essere un altro anno perso e negativo, in quanto gli obiettivi della produzione di acciaio, pari a 5,7 milioni di tonnellate, che l’azienda solamente un mese fa aveva dichiarato di raggiungere, in queste condizioni è chiaro che non potranno essere centrati. La difficoltà e l’incertezza che l’attuale gestione procura allo stabilimento e a tutta Acciaierie d’Italia non è più sopportabile. Abbiamo bisogno di un nuovo confronto che permetta di togliere il siderurgico dalla situazione di debolezza e di scarso funzionamento in cui oggi si trova».
Da qui l’appello al Governo che «deve rispondere, non solamente delle prospettive future e dei programmi verso la decarbonizzazione, ma soprattutto degli impegni che lo riguardano, come principale azionista per risollevare la produzione e rilanciare i volumi, riducendo il numero di persone messe in cassa integrazione. Solo così potremo ritrovare chiarezza nelle relazioni industriali e soprattutto un confronto che guardi in avanti. Proseguiremo l’iniziativa sindacale e – conclude Benaglia - cercheremo in tutti i modi di riaprire un confronto con l'azienda con il Governo su questi obiettivi».
Presente a Taranto a sostenere da vicino l’iniziativa dei lavoratori e del sindacato territoriale, il segretario nazionale Valerio D’Alò il quale, nel rimarcare la scarsa attenzione nei confronti di questa realtà industriale da parte del Governo, afferma: «Evidentemente chi si deve convocare non sa cosa vuol dire vivere con 900 euro al mese».
«Il Governo sta perdendo tempo, perché dall’entrata a maggio nella governance, quale socio di maggioranza di Acciaierie D’Italia, ha spostato in avanti la scadenza, aspettando un possibile dissequestro. La realtà – spiega ancora D’Alò - è che se non dovesse realizzarsi il dissequestro, vogliamo capire che cosa bisognerà fare: A chi rimarrà l’azienda? Quale sarà l’asset societario? Risposte fondamentali per evitare il solito scaricabarile. Diciamo no alle solite e ripetute scuse per non fare nulla. E quando in uno stabilimento siderurgico qualunque vede questo tipo di manutenzioni non fatte, tutto questo si trasforma in mancanza di sicurezza e in cassa integrazione».
Ed è proprio sull’argomento cassa integrazione che si sono interrotte le relazioni sindacali con Acciaierie D’Italia. «Un mancato accordo sulla la cassa integrazione evidentemente giustificato, in considerazione che l'aumento dei volumi produttivi sperati e proposti dall'azienda non si sono consuntivati e quindi per le persone non avranno nessuna prospettiva per rientrare dalla cassa integrazione. I lavoratori vogliono risposte – conclude D’Alò - da un Governo assolutamente sordo e assente che sa di doversi prendere delle responsabilità e ancora non se le assume». (Comunicato stampa)