Figc: Le colpe della A, rischio ingovernabilità e il paradosso che i calciatori comandino chi li paga
L’incapacità, delle componenti, di ragionare a sistema. Emerge nella “competizione” in corso per giungere all’elezione del nuovo presidente della Federcalcio. Scorrendo le piattaforme di lavoro presentate da Gravina, Sibiliae Tommasi (rigorosamente in ordine alfabetico) appare che i programmi, virgola più virgola meno, ruotano tutti attorno agli stessi principi. Quelli di sempre. Le infrastrutture, i settori giovanili, il Club Italia, Le squadre B, la riforma dei campionati, la giustizia sportiva, il calcio femminile, il calcio a 5.
Argomenti attorno ai quali si sta dibattendo da anni. Manca, da sempre, il filo logico. La volontà di operare, ragionando a sistema, nell’interesse comune dell’azienda calcio. L’elezione del nuovo presidente federale è diventata una “competizione”, senza esclusione di colpi, tra le persone che hanno reso ufficiale la loro candidatura. Peccato!
Solo le attuali lotte intestine, che distolgono dal problema la serie A, concedono a Damiano Tommasi (il sindacalista tutore dei “percipienti”) la possibilità di candidarsi. Il vuoto di potere, che si è creato con la spaccatura che regna sovrana tra i presidenti della massima serie, ha aperto una “falla”. I calciatori hanno in tal modo scovato il modo per insinuarsi, nel tentativo di arrivare al potere del sistema calcio. Tommasi candidato è un’eresia. Il 20 percento che rappresenta la categoria dei calciatori, in assemblea, non ha sbocchi “correndo” da sola. Assume valore solo se alleata con altre componenti. Passi per quella degli allenatori (voci di corridoio narrano, in ogni caso, che non tutti i delegati sono uniformati al pensiero di Renzo Ulivieri), vada, anche, per il 2 percento degli arbitri. Assurdo invece che le componenti Leghe (tutte), che insieme rappresentano il 68 percento della base elettorale, non riescano a comporre un tavolo istituzionale, per accordarsi. Per esprimere un candidato unico. Una scelta che conferirebbe solidità assoluta alla governance chiamata a gestire in consiglio federale. Mettendo lo stesso al riparo da ipotetici e sempre possibili colpi di mano.
La serie A, volano del calcio italiano, che non esercita il potere che gli viene conferito dal sistema rappresenta un assurdo. Un anno di vuoto di potere permette ai “percipienti” (calciatori) di alzare la voce. I “paganti” (presidenti)che diventano succubi delle manifestazioni di volontà dei loro dipendenti. Si rischia veramente di sconfinare nel ridicolo.
Esiste un’unica soluzione certa. Coerente ed apprezzabile. I presidenti di serie A siano capaci di accantonare, almeno in questa occasione, le divergenze (economiche e non) che hanno contraddistinto il loro travagliato percorso degli ultimi mesi. Dimostrino concretezza e buon senso nell’indicare, con voce univoca, il candidato. Doveroso dare un senso a quella serie di “audizioni” volute/pretese in via Rosellini. La loro scelta farà da traino. Riceverà l’approvazione di tutte le altre componenti Leghe. Gli stessi Gravina e Sibilia si uniformeranno a quella loro decisione.
La divisione dei pareri non ha scopo di esistere. Come la presenza di Lotitonon deve essere motivo di disaccordo. I modi e gli atteggiamenti, spesso non graditi, del “magno” Claudio, diventano quisquiglie dinanzi alla sua capacità manageriale. Il passato lo ha insegnato. Il presente lo conferma. La scelta va fatta sulle capacità riconosciute ai candidati, non sulle alleanze politiche e sulle simpatie. La presenza di Lotito in consiglio federale conferirebbe allo stesso un impulso maggiore. E poi non è scritto, da nessuna parte, che anche il “magno”, messo dinanzi a sue responsabilità ben definite, non abbia capacità di intendere come di mutare comportamenti ed esternazioni.
Valutino i presidenti (tutti) quanto sarebbe sconveniente se, lunedì 29 gennaio, il calcio italiano si dovesse svegliare scoprendo che il “capo” della Federcalcio è stato scelto dalle componenti tecniche. Calciatori, allenatori ed arbitri che dettano le loro volontà ai presidenti. A Andrea Agnelli, a Urbano Cairo, a De Laurentiis, ai Della Valle. Valutino, anche, quanto sarebbero attendibili le alleanze in consiglio federale nel momento in cui si dovesse deliberare su argomenti, scabrosi, riguardanti la categoria dei “percipienti”! Tommasi parla di squadre B dal prossimo anno. Qualcuno dovrà pure informarlo che in Italia sarà difficile averne disponibili più di quattro e che il prossimo anno, in serie C, rispettando le norme, difficilmente si arriverà a 40 squadre regolarmente iscritte.
Un pensiero va rivolto anche ai diritti televisivi della serie A. C’è crisi. E’ vero. Il passo indietro di Sky e Premium ha allertato, forse, più del necessario.Indiscrezioni, provenienti da via Rosellini, parlano di una concreta possibilità. Meno remota di quanto si possa immaginare. A trattativa privata sarebbe vicino un accordo per portare a casa una cifra totale vicina al miliardo e trecento milioni annui. Già venerdì 26 gennaio se ne potrebbe sapere di più.
Potrebbe essere di buon auspicio per arrivare, quanto prima, alla modifica dello statuto di Lega ed alla nomina della nuova governance. Ce lo auguriamo un po’ tutti, perché, di questo andazzo, non se ne può proprio più!