Il Gattopardo del calcio commissariato e l’incompatibilità taciuta. Miccichè, il buco c’è!
La politica e il calcio. Aspetti di un’Italia che va (alla deriva?). Esempi comportamentali. Una similitudine tra Roberto Giachetti (alla Camera dei deputati) e Billy Costarcurta (nella trasferta inglese degli azzurri). La caduta di stile dell'ex candidato sindaco, del Pd, non è passata inosservata agli occhi attenti dei social network. Tanti i tweet negativi contro la scelta stilistica del piddino di non indossare, in aula, la cravatta. Ai più attenti, tra gli addetti ai lavori del calcio, non è passato inosservato neppure l’abbigliamento di Costacurta. Indossando la tuta da riposo in dotazione ai calciatori della nazionale, è apparso a tutti più come un accompagnatore, un team manager del club Italia (con l’animo dell’ex calciatore) piuttosto che il sub commissario, nominato da Malagò, in rappresentanza della Federcalcio. Per entrambi, di certo, un’identità “smarrita”. Viviamo un tempo di decostruzione progressiva del simbolismo, sia nelle istituzioni politiche che in quelle sportive, ma non possiamo dimenticare che anche l'apparenza ha il suo significato.
Il calcio italiano. Un sistema da riformare. Si afferma da tempo. Riforme che, nell’immobilismo della routine quotidiana, appaiono di difficile applicazione. Il commissario Fabbricini riesce a svolgere soltanto il lavoro di ordinaria amministrazione. La difficoltà di giungere alla modifica dei pesi elettorali cristallizza tutto il sistema. Il metodo adottato, probabilmente per volere di Giovanni Malagò, ha origini lontane. «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Quelfamoso passo, un caposaldo nel romanzo “Il Gattopardo”, si accosta a perfezione all’attuale momento del sistema calcio. Un “sistema” che si adatta perfettamente, per tempi e metodi, all’attuale periodo di commissariamento della Federcalcio. Cambiare molto nelle persone e nei ruoli senza raggiungere nulla di realmente sostanziale.
La gestione dell’esiliato (a tutti i costi) Tavecchio aveva portato dei risultati di grande rilevanza anche a livello delle politiche internazionali. Aveva (ri)portato 4 club italiani in Champions. Gli Europei under 21 del 2019 a giocare in Italia. Negli stadi di Bologna, Cesena, Reggio Emilia, Trieste, Udine. La partita inaugurale degli europei 2020 si giocherà a Roma. Tavecchio, per primo, ha imposto il Var nel campionato italiano. Sarà utilizzato anche ai mondiali in Russia. 40 centri federali sono già funzionanti. Positiva anche la gestione finanziaria. Il presidente ha abdicato quando nelle casse della Federcalcio risultava un saldo attivo di circa 90 milioni di euro. Ma Tavecchio era ritenuto un personaggio scomodo. Un vecchio saggio che “bisognava” gettare dalla torre. Aveva, a “palazzo”, degli antagonisti. Si cercava il pretesto. L’eliminazione dal mondiale ha offerto la vittima sacrificale su un piatto d’argento per giungere al tanto auspicato commissariamento. Ad oggi, dopo oltre cento giorni dalle sue dimissioni, risultati pochi, meglio dire nessuno. Perché tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. Scriveva Tomasi di Lampedusa. Non esistono frasi e concetti di migliore interpretazione.
Vicenza ed Arezzo al guado. Entrambe all’asta in tempi brevi. Le penalizzazioni, il pericolo incombente della serie D e le difficoltà economiche, per entrambe, consigliano i curatori fallimentari ad accelerare i tempi. Aste, pertanto, entro il mese di aprile. Saranno fissate a breve. Per non far interrompere gli esercizi provvisori occorre denaro. Molto. Cifre a sei zeri. Sembrerebbe che l’entusiasmo dei primi giorni stia scemando. Nel Veneto ed in Toscana. Era inevitabile. Ognuno guarda al proprio fondo schiena e giocare con quello degli altri sta diventando un’impresa impossibile. Il ripescaggio in serie D, di una società costituita ex novo (senza debiti e contratti pregressi), costa 150mila euro più tassa d’iscrizione. Il soggetto, fisico o giuridico, ritenuto più idoneo, lo indica il sindaco alla Federcalcio. A buon intenditor.
Gaetano Micciché è stato eletto all’unanimità presidente della Lega di Serie A, con l’assemblea del 19 marzo scorso. Un capolavoro di Giovannino Malagò. Dopo un anno di commissariamento è riuscito nell’impresa, non facile, di mettere d’accordo i 20 presidenti della nostra Serie A. Come noto tutti piuttosto riottosi a trovare un’intesa.
Non a caso abbiamo usato l’espressione “intesa”.
Micciché, è presidente di IMI Banca, del Gruppo Intesa, dall’aprile 2016. E’ stato direttore Generale di Intesa Sanpaolo, membro del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo, responsabile della Divisione Corporate e Investment Banking di Intesa Sanpaolo e amministratore delegato di Banca IMI dall’ottobre 2007 al marzo 2015.
Quali argomenti avrà usato, l’ottimo Malagò, per riunire e convincere in un solo colpo i Presidenti di Serie A, compreso il riottoso Lotito? Un uomo che difficilmente presta il proprio consenso senza avere un sicuro ritorno. Finanziamenti? Fidejussioni? Il privato, questo, che in definitiva non ci compete. Il problema, più grave e delicato, è il conflitto di interessi totale, di cui nessuna testata parla, che rende la nomina di Micciché incompatibile con le cariche che abbiamo sopra accennato.
Oltre a quelle elencate, il “nostro” è anche membro del consiglio di amministrazione di Rcs, Corriere della Sera. Micciché è dirigente “storico” di Intesa Sanpaolo. La banca che ha consentito ad Urbano Cairo, presidente del Torino calcio, di acquisire il Gruppo Rcs-Corriere della Sera.
Cairo è presidente di Rcs e Micciché è nel consiglio di amministrazione. Le due cariche “stridono”, perché il Torino potrebbe godere di privilegi all’interno della Lega. Oltre al conflitto “diretto” non dimentichiamo che il Gruppo Rcs, oltre ad una televisione (“La 7” che poco si occupa di calcio) edita la Gazzetta dello Sport. Il più grande e diffuso quotidiano sportivo nazionale che esercita un’influenza diretta su istituzioni, tifosi ed arbitri.
Inoltre non vorremmo che Micciché entrasse in conflitto di interessi anche con altri Presidenti. Viene in mente l’accordo commerciale esistente tra Intesa Sanpaolo e il Gruppo Fiat-Chrysler per offrire ai clienti delle banca del gruppo noleggi a lungo termine o l’acquisto di vetture a prezzo conveniente.
Insomma, per trasparenza e tranquillità di tutti, al di là degli aspetti giuridici che non ci competono, ci aspettiamo che il dottor Micciché, professionista esemplare e persona stimabilissima, inauguri il suo mandato con le dimissioni da Intesa Sanpaolo ed in Rcs.
Ne va della credibilità della sua nomina come della più importante componente di gestione del calcio italiano.