Coronavirus: Italia Viva Taranto, ‘Prorogare scadenze di ArcelorMittal’
‘Per l’abbattimento dell’inquinamento gli impianti non possono essere fermati’
L’escalation sin qui provocata dalla diffusione del coronavirus ha portato alla chiusura o al rallentamento di quasi tutte le attività produttive, ma sono state fatte salve le produzioni strategiche per il Paese. Tra queste resta in funzione, seppur a minimo regime, l’Arcelor Mittal (ex ILVA) di Taranto. In base agli accordi raggiunti, infatti, le unità di lavoro sono state ridotte a 8200 e sono state distribuite su tre turni: ci sono acciaierie, altoforni e batterie che devono essere tenuti in marcia, anche minima, e quindi occorrono i dipendenti della Arcelor Mittal. A questi poi vanno aggiunti gli operai dell’indotto. Ciò che però desta qualche perplessità è il fatto che ad oggi non si sia ancora pensato di stoppare e/o rallentare tutte quelle attività, la cui produzione è strettamente funzionale al rispetto delle scadenze di Arcelor Mittal per l’abbattimento dell’inquinamento, ossia di tutte quelle scadenze imposte dalle prescrizioni AIA. Una su tutte: la realizzazione della copertura dei parchi minerali, forse la più impattante ed evidente anche dall'esterno, ma ci sono diverse altre attività che riguardano ad esempio la realizzazione di nuove batterie o dei nuovi sistemi di raffreddamento e depolverazioni, interventi importanti in altoforni ed acciaierie, etc. Per poter ottemperare a tali adempimenti va da sé che diventa necessario tenere in piedi tutte queste lavorazioni, perché, in caso contrario, Arcelor Mittal non sarebbe in grado di rispettare le scadenze ed andrebbe incontro alla chiusura degli impianti. Questo però significa far continuare a lavorare qualche migliaio di operai che potrebbero invece rimanere a casa, evitando cosí di spostarsi (molti di questi operai peraltro risiedono altrove) e di alimentare il rischio di contagio tra la popolazione. A tal fine basterebbe concedere ad Arcelor Mittal uno slittamento delle suddette scadenze, proprio in virtù dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo. Certamente potrebbe esserci una levata di scudi da parte degli ambientalisti più radicali, ma occorre ribadire che in questo frangente il fine ultimo non è assolutamente quello di graziare l’azienda siderurgica, bensì quello di limitare ulteriormente il rischio di diffusione del virus. Tra l’altro, il periodo nero che stiamo vivendo ha forse come unico risvolto positivo proprio la riduzione dell’inquinamento, quindi un’eventuale proroga concessa oggi ad Arcelor Mittal non avrebbe quel grande impatto ambientale, che probabilmente avrebbe avuto in un’altra epoca. Pertanto l’appello che rivolgiamo al Governo, nell’esercizio del nostro ruolo di coordinatori provincialI di Italia Viva, è quello di prendere in considerazione tale opportunità e di ipotizzare un leggero slittamento delle suddette scadenze. Fermare temporaneamente quelle attività oggi sarebbe sicuramente di grande giovamento per la nostra comunità, così come sarebbe un’ulteriore forma di tutela per gli addetti ai lavori. (Vincenzo Angelini e Maria Vittoria Colapietro, Coordinatori provinciali Italia Viva).