“Le disuguaglianze nel nostro Paese aumentano tra Sud e Nord, tra città e aree ai margini, tra persone di diverso genere, tra giovani e meno giovani, tra ricchi e poveri. I dati sono drammatici: 5,6 milioni di persone sono in povertà assoluta e 8 milioni in povertà relativa. Alla luce di questo, ci appare indispensabile il ritorno a una misura universale di reddito minimo”. Lo sostiene Ludovico Abbaticchio, presidente nazionale del Sindacato medici italiani (Smi).
”Nel Mezzogiorno, secondo la Svimez, 760mila persone precipiteranno in condizioni di povertà assoluta, senza più alcun sostegno. Non si favorirà una maggiore occupazione, si contribuirà invece a far crescere il numero dei lavoratori poveri, il lavoro nero e precario”, continua Abbaticchio.
”Una delle principali conseguenze della condizione di fragilità economica è la povertà sanitaria e la mancanza di cure, che sono condizioni particolarmente odiose perché la salute, o meglio, l’accesso alle cure, dovrebbe essere un diritto garantito a tutti. Purtroppo nella realtà non è così. Una persona indigente, secondo i dati del 2021, ha a disposizione un budget per la salute pari a soli 10 euro al mese, mentre una persona sopra la soglia di povertà ha a disposizione ogni mese quasi sette volte tanto, ovvero 66 euro”, conclude Abbaticchio.
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