Taranto: Cambiamenti climatici, pensare a Giochi del Mediterraneo a basso impatto ambientale
Ascoltare la scienza fa guadagnare tempo. È con questa battuta del professor Giuseppe Mastronuzzi che si può sintetizzare la giornata di studio e disseminazione organizzata a Taranto da CMCC, dall’Università di Bari in collaborazione con Serveco sul clima e i cambiamenti. Gli anni che stiamo vivendo sono i più caldi da quattrocentomila anni a questa parte e le temperature andranno sempre più ad alzarsi, almeno, stando a quanto sostengono ben undici modelli matematici di previsione. L’aumento delle temperature inciderà sulla vita quotidiana a cominciare dall’innalzamento dei livelli del mare che, sebbene non sia percepibile quotidianamente è ormai misurabile. Il mare non crescerà in maniera uguale ovunque e se in Pianura Padana si perderanno oltre cinquemila metri quadri di territorio, Taranto rischia mediamente di meno, grazie anche ai movimenti geologici che mitigheranno l’innalzamento dei mari. Nei modelli previsionali si vede chiaramente che saranno la parte nord dell’Isola e del Borgo a rischiare di essere sommersi, se non si farà nulla per impedirlo. Crisi, infatti, etimologicamente indica la scelta ed è quella che l’uomo ora deve compiere per decidere come reagire ai cambiamenti climatici, non facendo nulla o provando a individuare strategie di mitigazione e resilienza. Grazie alla possibilità di accedere a modelli climatici di previsione con precisione che può arrivare a poche decine di km, prevedere cosa accadrà è possibile quasi con precisione. La precisione dei modelli va però verificata con l’osservazione diretta.
Giovanni Coppini ha indicato l’attualità del lavoro della Fondazione CMCC, spiegando come sia possibile mitigare gli impatti del climate change attraverso soluzioni tecnologiche e naturali, come il rimboschimento costiero. Reder, ricercatore della Fondazione, è intervenuto illustrando come i modelli previsionali già indichino quale scenari ci troveremo presto ad affrontare. L’innalzamento dei mari non sarà uguale ovunque, perché le dinamiche che soggiaciono a questo fenomeno sono diverse, come ha spiegato Antonioli, già Enea: ci sono movimenti geologici che si intersecano e producono delle differenze: mentre il Tavoliere sarà sommerso, Taranto avrà un impatto minore. Il professor Capolongo ha invece spiegato come la mano dell’uomo produca le precondizioni per i disastri, a cominciare dalle alluvioni. La cementificazione è pericolosa sia per l’impermeabilizzazione del suolo, sia perché, se fatta nei dintorni dei bacini alluvionali, può essere l’anticamera dei disastri, perché si conoscono quali fenomeni accadranno, ma non è possibile prevedere quando. Il professor Pierri è intervenuto sulle modificazioni dell’ambiente marino mediterraneo, mettendo in guardia la platea sul rischio dell’introduzione delle specie aliene che arrivano nel Mare Nostrum attraverso diverse vie d’entrata e vi proliferano a causa del riscaldamento delle acque. Bruno Notarnicola, invece, professore ordinario di Ecologia industriale e scienze merceologiche, ha illustrato in che maniera le imprese impattano sul riscaldamento globale, attraverso le emissioni della CO2 e ha invitato a utilizzare modelli di comportamenti virtuosi anche a Taranto, magari in occasione dei Giochi del Mediterraneo del 2026. Infine Pietro Vito Chirulli, di Serveco, partner dell’iniziativa, ha invitato tutti a scegliere quotidianamente da che parte stare, perché tante piccole azioni, impattano tanto quelle delle grandi aziende, a cominciare dalla scelta di comprare più o meno prodotti con imballaggi.
Il seminario è stato l’occasione per comprendere come la scienza possa sia aiutare a immaginare il futuro sia a ragionare sulle possibili soluzioni. Secondo i modelli previsionali in Italia, nei prossimi ottanta anni, la temperatura si innalzerà mediamente di cinque gradi e le giornate di caldo intenso, con il termometro al di sopra dei 35 gradi, saranno sedici o diciotto volte in più, con conseguenze quotidiane importanti, che impatteranno sul benessere delle persone, anche a livello economico: il sud. Determinati dall’uomo, che ha intaccato il delicato equilibrio naturale del ciclo del carbonio, i cambiamenti climatici sono la conseguenza dei sistemi di produzione e delle scelte, appunto. Per questo dal tavolo dei relatori arriva l’appello affinché si adottino misure che vadano a mitigare gli impatti, magari aumentando le aree marine protette, rimboschendo le coste e aumentando le foreste subacquee di posidonia, ma anche scegliendo di svolgere in maniera sostenibile i prossimi Giochi del Mediterraneo che si svolgeranno a Taranto. Il seminario, a cui hanno partecipato diverse classi delle scuole superiori tarantine (Righi, Ferraris, Archimede, Aristosseno), ha visto l’intervento degli esperti della Fondazione CMCC, dell’Università di Bari e dell’imprenditore Pietro Vito Chirulli di Serveco, è stato il primo momento di confronto scientifico sul clima.