Taranto: ‘Commercio in crisi nera, negozianti pronti a spegnere insegne’
‘Amministrazione comunale commissariale non risponde a richieste d’aiuto’
Con la crisi energetica, le bollette delle imprese potrebbero crescere del 160%. L’impatto sulle imprese del commercio, già ora con gli adeguamenti decisi a fine dicembre 2021, è più che raddoppiato. L’inflazione di febbraio al 5,7% conferma il nuovo difficilissimo momento che vive il Paese sul piano economico e sociale: una situazione che non si registrava dal 1995.
Il piccolo recupero delle vendite al dettaglio alla fine del 2021, dove in prossimità del Natale si è osservata una leggerissima variazione positiva delle vendite legate al commercio tradizionale, è andata perso con i saldi invernali che sono andati malissimo.
Le imprese del commercio, a poche settimane ormai dal termine, il 31 marzo prossimo, di alcuni degli ‘aiuti’ previsti dallo stato di emergenza (come ad esempio l’esenzione del canone per l’occupazione del suolo pubblico), sono in uno stato confusionale.
D’altronde le vie del commercio, completamente deserte già un’ora prima dell’orario serale di chiusura dei negozi, in una città come Taranto, dove il clima anche nei mesi invernali favorirebbe il passeggio, sono la rappresentazione plastica della paralisi del commercio.
Poche auto in circolazione, pochissima gente per strada, negozi vuoti, e quella domanda ‘Tu che intendi fare?” che corre di bocca in bocca.
Il dubbio se continuare o chiudere per evitare il peggio è ormai un interrogativo al quale in molti hanno già dato una risposta. Basta attraversare alcune delle principali vie del commercio della città per rendersi conto di quanto squilibrato sia il rapporto tra le vetrine accese e le serrande chiuse; in alcune vie importanti del Borgo, come via Principe Amedeo, i negozi ancora aperti si contano sulle dita di una mano.
I commercianti ‘resistenti’ di alcune vie del commercio si sentono come in trincea, in attesa di un segnale che tarda ad arrivare. Un segnale che dia speranza, che dia il senso di comunità, che faccia capire che si sta lavorando per impedire la capitolazione del commercio tradizionale di vicinato.
I parcheggi per esempio, o una maggiore attenzione alla qualità dell’ambiente urbano: ecco basterebbe questo.
“I commercianti hanno perso persino quelle residue energie che avevano contribuito ad alimentare un clima di speranza nella fase di ripartenza nella seconda ondata pandemica. I sopravvissuti al primo e al secondo round Covid avevano puntato nel supporto dell’Amministrazione comunale. La crisi politica ha congelato tutto, e ora abbiamo perso qualsiasi riferimento, siamo isolati“.
Il vice presidente vicario di Confcommercio Taranto, Giuseppe Spadafino, nel suo lavoro quotidiano di referente per il commercio della associazione, registra tutto il peso di quel sentimento di delusione e sconforto che ormai sta prendendo il sopravvento e che contribuisce a creare un pericoloso clima di rinuncia.
”Ogni giorno - spiega Spadafino - ci confrontiamo con colleghi che vogliono cessare l’attività e non solo per il calo dei consumi, il commercio on line, la crisi energetica, ma soprattutto perché non c’è fiducia nel futuro della nostra città. L’Amministrazione comunale commissariale ha dimostrato di non sapere dare ascolto alle istanze del commercio, non è stata capace di dare risposta alle nostre reiterate richieste di soluzione alla totale carenza di parcheggi. Anzi, abbiamo registrato un assurdo calo dei posti auto in favore dei permessi, addirittura due per famiglia, e quando abbiamo proposto soluzioni come la apertura di Caserma Mezzacapo o della banchina Cacciatorpediniere non abbiamo registrato un minimo cenno di avvio di interlocuzione con gli Enti militari interessati. Con l’Amministrazione il confronto è difficile, dopo tre mesi dalla nostra richiesta, siamo riusciti a incontrare il Commissario prefettizio, ma senza alcun risultato concreto. Siamo in totale disaccordo con questa modalità operativa adottata dalla Amministrazione comunale. La chiusura al dialogo e la indifferenza alle richieste delle categorie dimostra quanto lontana anni luce possa essere una Amministrazione pubblica commissariale che non ha radici nel tessuto sociale della città“.
Intanto, in queste ore c’è anche chi non si rassegna e chiede di dare spazio e voce alla protesta: “Sono spinte sempre più insistenti - fa sapere Spadafino - alle quali siamo obbligati a dare ascolto. E’ anche giusto far capire concretamente cosa possano significare per la tenuta sociale e la sicurezza della città, le insegne spente e le vetrine al buio. Confcommercio ha sempre privilegiato la via del confronto istituzionale, ma questa volta non ci sono i requisiti, siamo dinnanzi ad un muro“. (CS)