Serie B: I calciatori del Brescia non sono ‘razzisti’
Ecco la verità sul presunto coro contro i meridionali
Il Brescia non è razzista. Inizieremo questo articolo con un “mea culpa”. È colpa nostra, di Blunote, se una notizia diviene faziosa, viene riportata solo in parte o ne viene accentuato un aspetto al posto di un altro. Ma ripartiamo dalle basi. Spinti anche da ciò che praticamente tutte le testate nazionali vagamente interessate allo sport hanno riportato, abbiamo pubblicato la notizia dei cori anti-meridionali cantati dai calciatori del Brescia, e consequenzialmente dalla curva, durante la festa di promozione in Serie A. Assieme a noi anche Repubblica e Il Fatto Quotidiano, per citarne due, hanno riportato la succulenta notizia. Succulenta, perché in un clima abbastanza teso come quello italiano, l’ennesimo episodio di razzismo vuol dire click, like, commenti, condivisioni. Visualizzazioni, pubblicità, soldi. Nel video ormai diffuso in rete, si può effettivamente vedere Leonardo Morosini chiedere al pubblico di cantare “terùn, terùn”, seguito da tutta la squadra. A vederla così, sembrerebbe effettivamente un episodio di razzismo. Quello che però è sfuggito a noi e ai colleghi delle testate nazionali è ciò che è venuto prima. Difatti, pare che l’attimo prima di quello ripreso la curva, incitata da Ernesto Torregrossa – nativo di San Cataldo di Sicilia, dunque siculo – cantava “chi non salta è bergamasco”, nell’intento di sfottere lo stesso Morosini, appunto di Bergamo. Ed ecco che la notizia prende una piega diversa. Non si tratta più di un episodio di razzismo nei confronti, come avevamo scritto, a Lecce e Palermo in corsa per la Serie A, ma un attimo di goliardia tra squadra e tifosi nei confronti dei vari giocatori. Se infatti dovessimo scandagliare la rosa del Brescia, noteremmo che buona parte dei calciatori sono effettivamente del Sud: Torregrossa, appunto, è siciliano, come anche Dell’Oglio. Campano è invece Donnarumma, precisamente di Torre Annunziata.