Luca Evangelisti elogia Gigi Blasi, ‘È sempre stato un passo avanti’
L’ex diesse del Taranto: ‘Un visionario: quindici anni fa, prima degli altri, aveva capito che per fare calcio serviva lo stadio di proprietà’
Luca Evangelisti si confessa in esclusiva a Cosmopolismedia, analizzando prima le sue stagioni da dirigente a Taranto, per poi catalogare diversi personaggi che hanno gravitato attorno al pallone rossoblu, fino alla fallimentare gestione di Massimo Giove.
GIGI BLASI "Un visionario. Aveva capito quindici anni fa che l'unica strada da perseguire era quella della gestione dello stadio in maniera moderna. L'impianto sarebbe rimasto alla città, ma lui lo avrebbe sviluppato, ammodernato, reso funzionale ai nuovi canoni. Durante la mia gestione avevamo improntato il Taranto su un modello sostenibile che ci avrebbe permesso di attingere anche dalla vendita dei talenti che avevamo in casa. È stata un'opportunità persa e dubito fortemente che Blasi, col quale mi sento ogni settimana, possa ritornare in sella alla compagine tarantina. Lui è innamorato di questa squadra, ma le troppe offese ricevute lo hanno segnato".
GALIGANI "Vittorio è un amico, ma devo smentirlo: non sono mai stato contattato dal Taranto e non c'è mai stata una trattativa per il ruolo di diesse. Lavoro in un certo modo, devo godere di fiducia e autonomia, forse per questo il mio telefono non ha mai squillato. Ovviamente, se qualcuno dovesse chiamare potremmo parlarne".
GIOVE "Conosco Massimo, ha fatto tanti sacrifici per il bene del Taranto. Gli ho dato dei consigli cercando di fargli capire che nel calcio di oggi serve in primis programmazione, poi conoscenza e spirito di appartenenza. Il fallimento del suo progetto è sotto gli occhi di tutti, ma fare calcio a Taranto non è semplice. La piazza genera un quantitativo smisurato di pressione, non è come disputare la D in altre città. Credo resterà al timone e gli auguro di raggiungere risultati importanti".
Il SUO TARANTO "Ricordo con grandissimo piacere quegli anni. Siamo stati capaci di costruire una macchina importante, ovviamente al di là del mio lavoro va sottolineato quello del presidente Blasi che si affidò ciecamente alla mia persona garantendomi assoluta autonomia. Il mio primo Taranto era un gruppo vero ancor prima che una squadra dagli indiscutibili valori tecnici. Quei ragazzi avevano un'anima, erano ambiziosi, erano mossi da spirito di appartenenza, lottavano tutti per lo stesso obiettivo. Quando in uno spogliatoio ci sono questi valori, difficilmente si fallisce. Un aneddoto di quella stagione? Dopo l'esonero di Marino, i risultati continuavano a non arrivare, Blasi era deluso e lo raggiunsi alle quattro del mattino in azienda da lui per ribadirgli di non mollare, di proseguire sulla strada intrapresa, lui mi diede ascolto e dalla domenica successiva non ci fermammo più sino alla finale contro il Rende. Quella fu la vera svolta della stagione. L'anno successivo confermai quasi in blocco il gruppo che aveva centrato la promozione, nonostante tutti avessero contratti annuali. Glielo avevo promesso, avevo garantito che se avessimo vinto il campionato tutti sarebbero rimasti in rossoblu e così è stato. Allestimmo una rosa competitiva, un mix tra calciatori esperti della categoria e giovani di spessore. A chi penso? Beh, Manuel Mancini e Fabio Prosperi su tutti. Fabio l'ho scoperto io, giocava a Vasto, con scarsa continuità facendo il terzino sinistro. È stata una scommessa che ho senza dubbio vinto visti poi i palcoscenici sui quali Fabio si è esibito. Ecco, lui rappresenta perfettamente quel senso di appartenenza a cui facevo riferimento prima. Il sogno svanì ad Avellino, ma non va dimenticato che quell'anno furono gettate le basi per una delle squadre più forti mai viste a Taranto e mi riferisco a quella dei vari Cutolo, Plasmati, Toledo, De Falco, Cejas e tanti altri che a mio parere perse la Serie B due volte, la prima ad Ancona in quella maledetta finale Play Off, ma ancor prima nella gara contro la Massese, e dico questo perché ad esempio al Milan fu concesso di giocare nuovamente la gara sospesa a Bergamo, al Taranto invece fu comminata sconfitta a tavolino e squalifica dello Iacovone. Ecco, lì si è rotto qualcosa".