Taranto: Fiva Confcommercio, ‘Riapriamo i mercati alimentari rispettando protocolli’
FIVA Confcommercio: se i mercati non riaprono in tempi brevi, seppur con gradualità e rispettando tutti i protocolli sanitari, il settore rischia il tracollo. Gli operatori delle aree mercatali esprimono grande preoccupazione per la tenuta del settore e chiedono intanto la ripresa dei mercati settimanali di generi alimentari. “La chiusura della quasi totalità delle attività di commercio su aree pubbliche comporterà il rischio che una grossa fetta delle,imprese chiuda definitivamente. Le nostre imprese non sono strutturate sul piano economico per sopravvivere in queste condizioni e il danno lo pagheranno anche le famiglie e i consumatori che non avranno più un servizio utile e di prossimità che questa tipologia di vendita ha sempre assicurato nei centri della nostra provincia. Chiediamo almeno che - afferma il delegato provinciale di Fiva Confcommercio, Giuseppe Covella - si facciano ripartire come sta già avvenendo in qualche comune, tra cui Sava, Martina Franca, i mercati settimanali dei prodotti alimentari. In particolare nel capoluogo dove sono ben quattro (Talsano, Tamburi, Paolo VI e Salinella) i mercati settimanali rionali, e assolvono a una importante funzione di servizio per i consumatori di quei quartieri cittadini, chiediamo se ne consenta la ripartenza. Noi siamo convinti che tutti, operatori e consumatori, saremo in grado di rispettare prescrizioni e regole del distanziamento per il contenimento del virus". "Abbiamo diligentemente seguito le disposizioni del Governo, delle istituzioni locali e delle autorità sanitarie e scientifiche – dichiara intanto dal nazionale Fiva, il presidente Giacomo Errico -, ma ora siamo esasperati. Non siamo,invisibili e vogliamo tornare a lavorare, ma le Amministrazioni locali devono salvaguardare al massimo le attività degli operatori su aree pubbliche. Abbiamo urgenza e necessità che vengano azzerati i tributi per l’occupazione di suolo pubblico e per la tassa sui rifiuti. E’ un paradosso, siamo chiusi e paghiamo le tasse in conseguenza dell’emergenza coronavirus, se non si riapre entro luglio, la perdita sarà di oltre 10 miliardi di euro". A livello nazionale sono 176mila le imprese del settore con circa 400mila tra titolari, dipendenti e collaboratori. "La politica e il governo ci ascoltino - conclude Errico - non ci servono indennità una tantum ma chiediamo provvedimenti concreti, di immediata attuazione e senza burocrazia, per il sostegno creditizio e per l’ottenimento di liquidità, anche in parte a fondo perduto. E soprattutto regole certe per riaprire e quindi si faccia chiarezza nel caos dei codici Ateco perché è davvero incomprensibile che tra le attività consentite di commercio al dettaglio non sia contemplato il comparto di vendita su aree pubbliche”.