Covid: Camici e tute a Regione Lazio, indagata una azienda tarantina
Pagate e mai arrivate, indagine avviata dalla procura di Taranto
Dovevano arrivare, "con estrema urgenza", già ad aprile: un milione di tute protettive e 850 mila camici per fare fronte alla fase acuta del coronavirus, chieste dalla protezione civile regionale, con affidamento diretto alla Internazionale Biolife, azienda tarantina con 10.000 euro di capitale specializzata in prodotti omeopatici. Quattro mesi dopo, di quella maxi-fornitura la Regione Lazio si è vista recapitare solo i primi 150 mila camici, a fronte di un anticipo pagato alla Biolife, di 2,8 milioni di euro. Camici nemmeno utilizzati, perché "congelati" dall'indagine avviata dalla procura di Taranto sull'azienda che nella scorsa primavera ha avuto rapporti con la protezione civile regionale. Una storia intricata, che ricorda da molto vicino il caso Ecotech (in quella circostanza si trattava di 7,5 milioni di mascherine Ffp2 e Ffp3 mai arrivate nonostante il lauto anticipo di 11 milioni di euro pagato sempre dalla Regione Lazio) e che anche stavolta vede l'ente guidato da Nicola Zingaretti come parte lesa, finito in un presunto raggiro alla base della decisione di tre giorni fa di rescindere il contratto con la Biolife. La determina regionale, firmata dal direttore della protezione civile, Carmelo Tulumello, è datato 26 agosto e ricostruisce la vicenda a partire dal 30 marzo, quando la Regione chiede alla Biolife la fornitura di camici e tute entro l'8 aprile. Versa un acconto da 2,8 milioni e aspetta. Poi sollecita. L'azienda, in ritardo, spiega che quei dispositivi di protezione sono bloccati alla dogana turca. Alla fine, al porto di Bari, ne arriveranno solo 150 mila, mai distribuiti né utilizzati. Della faccenda si interessa la procura di Taranto motivo per cui la Regione Lazio decide di annullare il contratto chiedendo indietro i 2,8 milioni già versati più una penale per i 140 giorni di ritardo di 1,4 milioni. "Abbiamo collaborato con la procura di Taranto", spiegano dalla Regione sostenendo che, al contrario della vicenda Ecotech, stavolta l'ente "non ha subito alcuna conseguenza finanziaria: l'anticipo di 2,8 milioni di euro versato per la fornitura di camici è stato interamente coperto. La Protezione civile, infatti, per rientrare dell'anticipo non ha saldato una fornitura di mascherine, autorizzate e conformi, provenienti dalla stessa società". Una partita di giro che andrà risolta, probabilmente, per via giudiziaria, come già dovrebbe avvenire nel caso Ecotech sulla quale pende un'ingiunzione di pagamento da parte della Regione per recuperare 13,5 milioni di euro. Resta il secondo scivolone della protezione civile regionale che sui dispositivi di protezione, in emergenza Covid, ha dato affidamenti diretti ad aziende che non hanno onorato i contratti. E questo è sufficiente, per la destra, per andare all'attacco: "Ecotech non era un caso isolato, avevamo ragione noi - sottolinea Roberta Angelilli, Fratelli d'Italia - ci sono altre forniture in sospeso per le quali la Regione non ha ancora firmato le revoche. Sorprendente che il direttore della protezione civile sia ancora al suo posto". (Da Repubblica.it)