Taranto: Aggressione calciatori 22/03/17, indagini concluse

TARANTO
11.10.2020 11:14


Irruzione allo stadio Iacovone con spranghe, coltelli e persino «bombe carta»
. È l’accusa mossa dalla procura per 12 persone finite sul registro degli indagati dopo l’inchiesta avviata sul commando che il 22 marzo 2017 era arrivato allo stadio del quartiere Salinella durante l’allenamento della squadra e, dopo aver esploso tre petardi, aveva minacciato e aggredito fisicamente alcuni calciatori e dirigenti della compagine tarantina. A distanza di tre anni da quei fatti, nei giorni scorsi il pm Maria Grazia Anastasia ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini che è stato notificato alle persone coinvolte e ai loro legali. Le accuse nei confronti dei 12 indagati sono diverse: a vario titolo infatti sono contestati i reati di percosse, lesioni aggravate, violenza privata, fabbricazione o commercio di materiale esplodente, esplosioni pericolose, porto d’armi e di oggetti atti ad offendere, lancio di materiale pericoloso e scavalcamento ed invasione di campo in occasione di manifestazioni sportive. Tra i fatti inquadrati dagli investigatori c’è l’aggressione ai calciatori Mariano Stendardo ed Errico Altobello che militavano nel «Taranto Calcio F.C. 1927» nella stagione sportiva 2016/2017.  I due atleti furono colpiti con pugni e schiaffi: azioni che hanno fatto scattare l’accusa di lesioni. Entrambi i calciatori furono successivamente visitati dai medici che stabilirono una prognosi di 10 giorni a causa di un «valido trauma contusivo spalla sinistra» per Altobello mentre per Stendardo si trattava di un «trauma contusivo al labbro superiore» e una contusione nella parte posteriore della testa. I due, però, non furono secondo l’accusagli unici bersagli della spedizione: leggendo le carte dell’inchiesta emerge che furono aggrediti anche l’allora allenatore del Taranto, Salvatore Ciullo, il calciatore Michele Emmausso e il segretario della società Daniele Guardascione. Alla base dell’azione organizzata da alcuni esponenti della tifoseria ci sarebbe stati una serie di risultati deludenti della squadra che militava in quell’anno in Lega Pro. L’azione messa a segno costrinse calciatori, staff tecnico e dirigenza a interrompere l’allenamento e ad allontanarsi dal campo di gioco: i membri della società sportiva fuggirono riuscendo a trovare rifugio negli spogliatoi dell’impianto sportivo. Le indagini avrebbero accertato che il gruppo si sarebbe introdotto nello Iacovone «dopo avere aperto dall’esterno – si legge nei capi di imputazione –il cancello di recinzione mediante il sollevamento dei battenti e dei fermi» riuscendo così a superare la recinzione dello stadio dove erano in corsogli allenamenti. Una volta dentro sarebbe state fatte esplodere tre e bombe carta e poi i tifosi avrebbero raggiunto il terreno di gioco aggredendo i malcapitati. Nelle indagini sono espressamente citati gli strumenti utilizzati dal gruppo: dopo essersi introdotti «con modalità violente» all’interno dello stadio Iacovone, avrebbero minacciato i presenti «brandendo coltelli, spranghe e bastoni». Le attività dei poliziotti della Digos, guidati all’epoca dal vice questore Pierfranco Amati, deflagrarono il 3 maggio 2017quando furono eseguite una serie di perquisizioni nelle abitazioni degli indagati e sequestrati telefoni e altri elementi che potevano servire a ricostruire i fatti. Gli indagati, difesi dagli avvocati Nicola Cervellera, Roberta Chyurlia, Salvatore Maggio e Francesco Nevoli, avranno ora 20 giorni di tempo dalla notifica per chiedere di essere interrogati o per presentare attraverso i propri legali delle memorie difensive in cui fornire le proprie giustificazioni. Toccherà poi al pm Anastasia valutare gli elementi e decidere se chiedere l’archiviazione delle accuse oppure il rinvio a giudizio. (Da Quotidiano di Puglia)

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