Taranto: C'erano una volta... Salvatore Fresta
Correva la stagione 1991-1992 quando il presidente Donato Carelli decise di ingaggiare il giovanissimo Salvatore Fresta. Erano gli anni della cadetteria, dove allo Iacovone si affacciavano squadre del calibro di Bologna, Udinese, Bari, Lecce , Verona, Padova. Prelevato dai dilettanti del Casalotti, l'attaccante romano rimase a Taranto per circa due stagioni collezionando 23 presenze e 2 gol.
-Ciao Salvatore e bentrovato con il popolo rossoblù. Arrivasti a Taranto molto giovane dopo aver fatto la gavetta nelle categorie inferiori. Della tua permanenza in riva allo ionio, che ricordi hai della città e dei mitici supporters tarantini?
“Ricordo una città bellissima che mi ha accolto quando era praticamente un ragazzino. Amavo il mare e il cibo a base di pesce. Dei tifosi ionici ricordo l’amore sviscerato verso la maglia rossoblù, una città con una grande passione per il calcio. Taranto mi ha dato la possibilità di debuttare in serie B facendomi assaporare il calcio che conta. Un’esperienza stupenda che difficilmente potrò dimenticare.”
-Nella prima stagione con la casacca rossoblù, contribuisti in maniera fattiva alla salvezza del Taranto. La società allestì una rosa che poteva contare su gente del calibro di Muro, Turrini, Soncin, Giacchetta, Zaffaroni, Brunetti, Lorenzo, D'Ignazio. A distanza di anni, cosa ricordi di quella squadra guidata dal compianto Giampiero Vitali?
“Ebbi il privilegio di giocare con grandi giocatori che mi aiutarono a inserirmi nella squadra. Devo molto a Giampiero Vitali che si rivelò fondamentale per la mia crescita tecnico-tattica. Grazie alla squadra e alla fiducia del mister, riuscii a dare il mio contributo alla causa rossoblù.”
-Il 20 giugno del 1992, dopo un finale di stagione che scongiurò una cocente retrocessione, il Taranto arrivò a giocarsi la chance di rimanere in serie cadetta sfidando la Casertana in un delicatissimo spareggio. Alla luce del 2-1 finale che regalò la tanto agognata salvezza, cosa significò per te realizzare quella marcatura che arrivò praticamente allo scadere del secondo tempo supplementare? Descrivici inoltre la gioia che provarono i tifosi ionici accorsi in massa allo stadio Del Duca di Ascoli.
“Quel 20 giugno del 1992 è una data speciale per tutto il popolo rossoblù. Dopo aver disputato un finale di stagione formidabile, riuscimmo a scongiurare lo spettro della C1 e a regalarci la possibilità di ottenere la salvezza passando dallo spareggio con la Casertana. Con l’aiuto dei mitici tifosi ionici, andammo ad Ascoli ben consapevoli di poter battere i falchetti. Dopo un inizio di partita equilibrato, andammo in vantaggio grazie alla marcatura del grande Turrini. Nel secondo tempo quando pensavamo di poter controllare il match, arrivò il pareggio della Casertana grazie al super gol di Carbone. Quando mister Vitali decise di gettarmi nella mischia, capii che era il momento giusto per lasciare il segno in una partita così importante. Verso la fine del secondo supplementare difatti arrivò il mio gol che mandò letteralmente in estasi i tantissimi tifosi rossoblù accorsi al Del Duca di Ascoli. Una gioia talmente grande che mi diventa difficile da raccontare. Grazie alla mia marcatura scongiurammo la lotteria dei rigori e conquistammo meritamente una salvezza che mise a dura prova le energia psico-fisiche di tutta la squadra.”
-Nella seconda stagione le cose non girarono per il verso giusto, mister Vitali fu esonerato e nel mercato di gennaio venisti ceduto all'Avellino in C1. Dopo la salvezza ottenuta nello spareggio di Ascoli che ti consacrò l'eroe di quella indimenticabile giornata, sei rammaricato dal fatto che non riuscisti a esplodere definitivamente con la maglia del Taranto?
“Nel secondo anno con la maglia rossoblù purtroppo le cose non girarono per il verso giusto. Il mio maestro Vitali venne esonerato e io decisi di accettare l’offerta dell’Avellino che mi garantiva un minutaggio cospicuo in serie C1. Sono rammaricato dal fatto di non aver potuto dare continuità al percorso intrapreso l’anno prima. Indossare la maglia del Taranto è stato un grande onore, ho onorato i colori rossoblù e ho sempre giocato con l’obiettivo di ripagare la fiducia dei meravigliosi supporters ionici. Il calcio però è così, quando capita di vivere un periodo negativo, devi mettere in preventivo che puoi cambiare maglia da un momento all’altro. Non posso rimproverarmi nulla perché ho sempre dato tutto in campo.”
-Un calcio moderno fatto ormai di tv a pagamento, tessere del tifoso e divieti di ogni tipo. Alla luce della tua esperienza accumulata nel corso degli anni nel calcio italiano, ci puoi dire come e perchè lo stesso sia così radicalmente cambiato?
“Effettivamente il calcio è cambiato, tempo fa la gente andava volentieri allo stadio per sostenere da vicino la propria squadra. Con l’avvento delle tv a pagamento e dei tanti divieti varati dallo stato, c’è stato un evitabile disinnamoramento da parte dei tifosi. Ormai è diventato tutto un business, dove a prevalere è soltanto il tornaconto economico. Si sono smarriti quei valori che rendevano gli stessi giocatori dei veri e propri idoli.”
-Dopo quasi un lustro nell'inferno dei dilettanti, la società ionica ha riportato il Taranto tra i professionisti grazie al ripescaggio. Considerando che la Lega Pro attuale è paragonabile a una B2, che idea ti sei fatto su girone C di quest'anno? Indicaci le tue favorite per la vittoria finale ed esponici un giudizio sulla rosa e sulla posizione di classifica finora conseguita dal Taranto.
“Sono contento che la squadra sia ritornata nel professionismo, lo merita la città che ha grandissima fame di calcio. Il girone C della Lega Pro è un campionato molto difficile, le mie pretendenti alla vittoria sono Lecce, Foggia, Matera e Juve Stabia. Dispiace che il Taranto stia attraversando un periodo difficile, essendo una ripescata bisogna avere molta pazienza. Sono sicuro che nel mercato di riparazione la società completerà la rosa e alla lunga riuscirà a conquistare la salvezza.”
-Di cosa si occupa oggi Salvatore Fresta? Per concludere ti chiedo di fare un saluto a tutti i tifosi rossoblù affezionati lettori di blunote.it
“A livello professionistico sono uscito dal mondo del calcio. Nonostante i miei 48 anni, gioco ancora a calcio in una squadra di seconda categoria. Il calcio è rimasta la mia passione principale e, a prescindere dall’età, riesco a divertirmi ancora tanto. Nella vita svolgo un lavoro normale come la maggior parte delle persone che portano il pane a casa per mantenere una famiglia. Faccio un grandissimo saluto a tutti i tifosi del Taranto augurando loro le migliori fortune calcistiche.”