Coronavirus: Battista, ‘L’emergenza ferma l’Italia, ma non Taranto’
Il consigliere comunale: ‘Ancora una volta la salute dei tarantini viene dopo la produzione industriale e la logica del profitto’
Bisogna restare in casa, limitare al massimo gli spostamenti, non esistono cure riconosciute contro il corona virus, l'unica arma in nostro possesso è limitare il contagio. Per questo sono categoricamente vietati gli assembramenti in Italia. Ma è davvero cosi? La risposta qui a Taranto è naturalmente no. I punti di maggiore assembramento restano aperti, se pur con alcune limitazioni, qui in riva ai due mari tutto procede come sempre. Le grandi industrie, i grandi call center, la Marina Militare, ma anche le aziende che si occupano di aereospazio sono regolarmente aperte. Parliamo di migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori che arrivano a Taranto da tutta la Puglia e dalle regioni limitrofe. Inutile dire che il rischio è altissimo, si condividono spazi comuni, spesso si lavora gomito a gomito, così facendo il rischio di accendere un focolaio è altissimo. E bisogna ricordare che il covid-19 può colpire chiunque, ma che uccide chi ha patologie pregresse dell'apparato respiratorio e Taranto più che altre città, a causa dell'inquinamento industriale, ha percentuali altissime di tali malattie. Ancora una volta la salute dei tarantini viene dopo la produzione industriale e la logica del profitto, in barba alle dichiarazioni del Premier Conte. Basterà misurare la febbre all'ingresso in fabbrica, questo raccontano politici e sindacalisti, dimenticando che la maggior parte dei casi è asintomatica. Se a Taranto dovesse scoppiare un focolaio sarà terrificante, considerando anche i tagli alle strutture sanitarie fatte dal presidente della Regione Michele Emiliano che riducono al lumicino i posti disponibili in terapia intensiva. Parafrasando il titolo di un vecchio libro, poi diventato film girato in parte qui in città, "Taranto speriamo che se la cavi".