Confartigianato: Paolillo ‘Milioni per Taranto, coinvolgere imprese locali’
Esprimiamo anche noi piena soddisfazione in merito agli ultimi sviluppi dei lavori del Tavolo Istituzionale Permanente, che vede incrementare le opere finanziate per Taranto attraverso il CIS. Siamo contenti - commenta Fabio Paolillo, Segretario provinciale di Confartigianato -, quando la “politica” funziona è un bene per tutti, la sinergia creatasi e l’impegno profuso tra i vari livelli istituzionali, cioè Amministrazioni comunali, Regione Puglia e Governo nazionale, sta producendo questi ottimi risultati annunciati. Un lavoro che purtroppo non ha visto sinora tra i protagonisti le parti sociali, o quanto meno tutte, in particolare le rappresentanze di importanti spaccati di settori economici del territorio, come le piccole imprese, gli artigiani e i commercianti. Ora però si dovranno avviare le fasi successive, quelle che immaginiamo essere le più importanti per la comunità, cioè le procedure dell’appalto e della realizzazione delle opere. Assisteremo alla traduzione della programmazione in realizzazione. Bene, l’opera risarcitoria e ricostruzione di una economica diversa che il Governo, in collaborazione con Regione e Amministrazioni locali, sta realizzando per il nostro territorio, così tanto offeso e lacerato da una profonda crisi ambientale, sanitaria, economica derivante dai danni prodotti dalla monocultura industriale, deve trovare in fase realizzativa concreto riscontro e beneficio per l’economia locale. Andando come al solito al sodo, come nostra abitudine - afferma Fabio Paolillo -, tutte queste ingenti risorse che vengono riversate su Taranto devono vedere protagoniste, nella fase realizzativa, il mondo delle imprese esistenti sul territorio. Sarebbe inconcepibile e imperdonabile per la classe politica e le espressioni del mondo economico locale se ciò non avvenisse. Per questo, ci rivolgiamo direttamente al Sottosegretario On. Mario Turco, al quale riconosciamo il massimo impegno che sta profondendo, nell’ambito del proprio ruolo istituzionale, per sostenere il rilancio di Taranto, la sua città. Siccome in una sua intervista, nei mesi scorsi, abbiamo avuto modo di riscontrare un analogo auspicio, ora serve tutto l’impegno per fare in modo che questo avvenga. Conosciamo le norme, quelle europee e quelle nazionali, ma sappiamo anche che quando si è voluto, governo e parlamento hanno superato gli ostacoli creando condizioni normative specifiche e mirate, come è stato fatto nel recente passato con i decreti Ilva. Allora crediamo sia giunto il momento di incontrarci, troviamo il modo per tradurre queste grandi risorse per il territorio in opportunità di lavoro per le imprese locali. Medesimo invito lo rivolgiamo anche al Sindaco Melucci, che in questi mesi, con coraggio e capacità ha saputo rimettere in moto la macchina progettuale e organizzativa del Comune. Ora l’Amministrazione comunale diventa una grande stazione appaltante, quale migliore occasione per dare alla nostra Taranto un nuovo modello economico e sociale. Forse alcuni dati rendono meglio il discorso. Analizzando solo alcuni comparti attinenti gli interventi previsti, oggi la provincia di Taranto esprime, 3446 imprese appartenenti al vasto comparto dell’edilizia, di cui 1573 in forma societaria; 1602 imprese operanti nell’intero settore dell’impiantistica di cui 398 in forma societaria e 1091 imprese nella galassia della meccanica di produzione di cui 720 in forma societaria. Questi numeri, se paragonati ad altri analoghi territori, addirittura non a vocazione industriale come il nostro, denotano un impoverimento del nostro sistema imprenditoriale, tenuto conto che, nel nostro caso, tolte alcune note realtà, trattasi per la quasi totalità di piccole imprese e microimprese e solo qualche pmi, se seguiamo l’accezione comunitaria della classificazione dimensionali delle imprese. Anche questo - continua Paolillo - è un problema del territorio, che così come sono le leggi vigenti non riesce e non riuscirà ad intercettare quelle risorse, ne in prima battuta ma nemmeno attraverso qualche eventuale briciola riveniente dal subappalto. E questo non va bene. Perché, nonostante tutto lo sforzo profuso dallo Stato italiano, le nostre imprese resteranno fuori da questo volano economico e quindi non potranno crescere, svilupparsi, aumentare di numero, diventare protagoniste dei mercati. E’ anche vero che, restando queste le regole, nemmeno mettendosi insieme riuscirebbero a prendere qualcosa, lo dimostrano i risultati degli ultimi anni dove, da notizie di stampa, abbiamo potuto apprendere i risultati delle gare effettuate in tema di ambientalizzazione e bonifiche. Ora sembra che Taranto sia alla svolta decisiva, con un potenziale di opportunità senza precedenti. CIS, Cantiere Taranto, Bonifiche, Porto, riconversione industriale e poi Piano per il Sud. Taranto cambierà il suo volto come città, come economia, anche strutturalmente avrà una sua nuova collocazione in tutti i sensi, in ambito regionale, nazionale e internazionale. Porto, sanità, università, ricerca, innovazione, cultura, turismo, ambiente, tutte direttive di sviluppo di prim’ordine. Ripetiamo: bene e finalmente. Taranto avrà quindi una sua nuova identità che andrà sicuramente ben oltre la storica monocultura dell’acciaio. Il messaggio che vogliamo dare alla politica, al Governo e agli amministratori è chiaro: avremo di fronte una stagione ricca di cantieri, si faccia in modo di farci lavorare dentro le imprese,locali, quelle della nostra terra, ce ne sono tante e molto capaci. Saranno nomi e facce nuove per molti, ma vi garantiamo che ci sono tante imprese professionali e molto capaci che meritano di crescere e non siano i soliti cavilli normativi a impedirne l’opportunità. Per questo richiediamo un importante impegno da parte del Governo, forse quello più difficile o magari più semplice, non sappiamo. Si faccia in modo, ripetiamo, che questa pioggia di milioni possa essere “lavorata” anche e soprattutto dalla “pluralità” delle imprese di Taranto e la sua provincia; da quelle imprese che sino a oggi, per motivi dimensionali, hanno avuto in qualche modo precluso l’accesso alle grandi e storiche committenze locali, pubbliche e private, come ad esempio Arsenale, Porto, Grande industria.