Palermo: Ultras baresi rinunciano alla partita, ‘Fermati a ogni costo, trattati come criminali da Polizia’
“Sono un tifoso del Bari e ho partecipato alla trasferta in Sicilia per assistere alla partita contro il Palermo. Trasferta che ho deciso di fare insieme alla tifoseria organizzata, avendo molti amici nei gruppi. Preferisco restare anonimo per una questione di sicurezza personale e tranquillità. Ho ritenuto giusto scrivervi per rendere pubblico quello che ho vissuto sulla mia pelle e di tanti amici presenti ieri durante i controlli a cui siamo stati sottoposti prima della partita. Gara a cui, purtroppo, non abbiamo assistito, non essendo mai arrivati allo stadio”. Inizia così il racconto di un sostenitore biancorosso scritto in una lettera inviata alla redazione di Quinto Potere. “Parto dal presupposto che 250 biglietti per una tifoseria come quella del Bari destinati ad un settore ospiti dalla capienza massima di 1200 posti sembrava già una stranezza – continua -. Azzeriamo subito la polemica Green pass: i gestori dei pullman non accettano passeggeri non muniti di certificazione; quindi posso garantire che tutti i presenti fossero muniti di green pass regolare. La trasferta stava proseguendo in modo spensierato e in allegria fino all’approdo a Messina. Lì abbiamo trovato un gran numero di forze dell’ordine ad attenderci che ci hanno scortato fuori dalla città, fino all’imbocco dell’autostrada per Palermo. La situazione era tutto sommato ancora tranquilla. Prima di uscire dall’autostrada abbiamo deciso di fermarci in una zona di parcheggio per non creare caos nelle stazioni di servizio, approfittando per rifocillarci e sgranchirci un po’ le gambe dopo il lungo viaggio”. “Subito siamo stati intercettati da una macchina della questura di Palermo che ci ha invitato a proseguire, dicendoci che ci stavano aspettando proprio all’uscita dell’autostrada – spiega il tifoso -. Arrivati lì lo spiegamento di forze dell’ordine era massiccio. Una situazione normale per una trasferta ritenuta a rischio come questa, mi hanno poi spiegato. A quel punto ci hanno condotto in una zona lontana all’incirca 40 chilometri dallo stadio, nei pressi di Termini Imerese, dove ci stava attendendo un’altra marea di forze dell’ordine. Ad occhio e croce, penso superassero il nostro numero. Una volta sul posto ci hanno registrato. Tutti. Ci hanno fatto togliere le scarpe, siamo stati controllati con i metal detector e perquisiti uno per uno. Ad alcuni è stato chiesto anche di abbassarsi i pantaloni. Quindi ci hanno spogliato i pullman, le borse, sequestrato radioline e sigarette elettroniche. Per non costringerci a buttarle, ci hanno chiesto di consumare le bevande chiuse, gettando anche il ghiaccio tritato. Sembrava filare tutto liscio, ma ecco altri problemi”. “Durante i controlli sono state infatti riscontrate delle irregolarità su alcuni biglietti – racconta -. Circostanze che hanno portato i responsabili del tifo ad intavolare delle trattative per cercare di risolvere la questione. Eppure ogni volta che si risolveva un problema gli ispettori ne sollevavano un altro. E aggiungo anche che le dichiarazioni dei funzionari di polizia presenti fossero spesso in contraddizione tra loro. Più passava il tempo e più cresceva la sensazione che in realtà l’obiettivo fosse di quello di non portarci allo stadio. Una sensazione confermata quando abbiamo scoperto che i controlli all’esterno dell’impianto sarebbero stati identici a quelli che avevamo appena subito. Addirittura ci hanno vietato di portare le aste telescopiche che si usano in tutti gli stadi per sventolare le bandiere. Gli animi si sono accesi spesso e la sensazione che qualcosa di grosso poteva succedere stava crescendo. Ciò nonostante il tifo organizzato non è cascato nella trappola, mantenendo la calma. Nel frattempo si sono fatte le 15 ed eravamo ancora fermi ai controlli, (erano cominciati alle 13.30). Quando abbiamo capito che saremmo arrivati allo stadio soltanto alla fine della partita si è deciso che l’unica cosa saggia da fare fosse tornare a casa”. “Scortati da un elicottero e da camionette della polizza ci siamo quindi diretti verso Messina. Lì un altro cordone di polizia ci stava aspettando per farci imbarcare su un traghetto, a bordo del quale saremmo stati gli unici passeggeri – conclude il tifoso -. Solo in quel momento siamo tornati alle realtà civile. L’approdo a Villa San Giovanni ha permesso finalmente di potermi rilassare e lasciarmi alle spalle quelle immagini. Morale della favola: siamo u****s, avranno i loro difetti, ma essere trattati da criminali secondo me inselvaggirebbe anche un santo”. (Quintopotere.it)