Coronavirus: Parla il 33enne ricoverato al ‘Moscati’, ‘Ho rispettato le indicazioni’

Identificato come primo caso in Puglia: ‘Bersagliato da insulti e offese, spero di avere spalle forti per sopportare questa cattiveria’

CRONACA
27.02.2020 22:45

Il 33enne di Torricella, attualmente ricoverato al "Moscati" di Taranto perché risultato positivo al Coronavirus (primo caso in Puglia), ma in attesa delle cintroanalisi, ha scritto sulla sua pagina Facebook. "Lasciate perdere le persone: sono io, dovete rivolgervi a me. Cosa c'entra Peppo Turco con la mia persona se non il fatto di essersi subito attivato per un suo concittadino? Perché ve la state prendendo con tutti: io sono in attesa ho fatto il tampone e sto bene, voi sapete tutto ed io ancora devo avere conferma. Sono io la persona che più odiate in questo momento, il primo caso del Coronavirus in Puglia. Visto che vi reputo persone intelligenti sono sicuro che lo leggerete fino in fondo. Sono salito giorno 19/02, con volo Rayaner delle 14,55, arrivato a lodi ho soggiornato presso casa di mio fratello in un comune chiamato Caselle Lurani. Il giorno successivo sono rimasto tutto il tempo a casa. Poi mi son recato a Codogno (non all’ospedale dove sono stati poi successivamente individuati i casi), ma nello stesso comune, a trovare mia madre, che era stata ricoverata in un centro nelle vicinanze per l’Alzheimer e per la quale mamma son salito a Milano (lei sta tutt’ora male e non ho più potuto vedere). Il giorno successivo, mentre ci prepariamo per andare a trovarla, sentiamo in tv le notizie relative alla situazione di Codogno e contattiamo la struttura, la quale ci rassicura e ci dice che potevamo andare a trovare la mamma. Arrivati li ci comunicano via telefono che non era possibile accedere e di tornare a casa: è proprio quello che abbiamo fatto. In serata poi apprendiamo dalla tv che tutto il paese era bloccato. Abbiamo chiamato per conferma e comunque non ci siamo più recati li. Un giorno prima di partire ho chiamato i numeri messi a disposizione, dicendo ciò che vi scrivo qui ora. Mi hanno detto di partire perche non sono stato a contatto con le persone malate. Per una premura mia abbiamo chiamato il medico di base di mia cognata il 23 febbraio, che mi ha mandato la mail con tutte le indicazioni che ho seguito alla lettera e nella quale diceva, essendo io asintomatico, potevo partire, ma in via precauzionale di mettermi in quarantena. Ho preso il volo Easy Jet del 24 alle ore 15 da Malpensa e sono partito: nessun blocco nessuna strada chiusa nessun controllo all’aeroporto. Come sono arrivato ho contattato i vigili, non sapendo qual era la situazione. Mi è stato riferito che, essendo stato a contatto a casa da mio fratello, dovevo stare in un periodo di quarantena anche se non ho avuto nessun contatto con lui. Ho allora chiamato i vigili, gli unici ad avermi risposto: a loro ho raccontato tutto. Ho poi informato il dott Turco, che si è messo subito a disposizione contattando tutti gli organi competenti e confermando la quarantena. Non mi sono più mosso. Durante la notte ho sentito i brividi, ho controllato la febbre e ho informato subito il dott, Turco, il quale ha avviato immediatamente le procedure. Vivo isolato, ma evidente non abbastanza, e spero di avere le spalle forti per sopportare tutta la cattiveria che sapete esprimere. Scatenatevi dai, potete qui dire e giudicare tutti. Voi avreste fatto ciò che ho fatto io: queste erano le direttive. Spero solo che adesso ho saziato la vostra immonda curiosità, visto che io di ufficiale sono in attesa del secondo tampone. Ora potete pure sfogarvi!".

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