KARATE: Silvia Semeraro, "Un bronzo mondiale ricco di significati"

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Antonio Bargelloni
18.11.2015 22:52

 

Una conferma ai più alti livelli internazionali. La medaglia di bronzo colta ai Mondiali Giovanili di Jakarta, nel kumite 68 kg Under 21, assume per Silvia Semerro un valore più importante del metallo con cui è fatta. Dopo l'oro agli Europei la karateka di Faggiano tesserata per la Dojo Dokko Do S. Pietro Vernotico era chiamata a confermare la sua “cifra” fuori dai confini continentali. E Silvia non si è fatta trovare impreparata.

«Ci tenevo a salire ancora una volta sul podio iridato dopo l'oro tra le Junior di due anni fa. Per me era un test di competitività, in una categoria nuova, dove affrontavo avversarie più grandi di un anno. E posso dire di averlo superato. Ha tanti significati per me questo risultato, vuol dire che sono ancora nell'elite mondiale e che i tanti sacrifici ripagano».

Il bronzo della faggianese è arrivato al termine di una giornata lunga e impegnativa, nella quale è salita sei volte sul tatami. Ha esordito con tre successi di poule, contro la sudafricana Kozin (3-0), la bulgara Subleva (4-0), l'uzbeka Egambriden (alle bandiere 5-0) e la danese Pedersen (alle bandiere 4-1). In finale di poule è stata l'egiziana Nada Mohamed (portacolori di un Paese che ha portato via 6 ori, 8 argenti e 7 bronzi, terzo nel medagliere dietro Giappone e Turchia) fermare la sua corsa al titolo mondiale, superandola per 4-1. La Mohamed ha poi vinto l'oro superando in finale l'azera Irina Zaretska. Nella finale per il 3°-5° posto (due le finali per il bronzo pari merito) ha scaricato contro la bosniaca Delfina Tadic tutta la sua voglia di medaglia (3-1).

«È stata dura, ma alla fine mi sono tolta la mia soddisfazione. Ogni match è stato difficile, il livello è alto in ogni Paese. La finale con l'egiziana è stata in salita, a causa di un colpo subìto da 3 punti, mi sono esposta per tentare il recupero, dando un colpo da un punto, poi sono riuscita a centrarla con un calcio, ma l'arbitro non lo ha visto. Peccato, perché potevo giocarmela alle bandierine. Aavevo già battuta in Austria nella premiere League. Ma alla fine va bene così, sono terza al mondo dietro due grandi atlete. In finale non volevo mollare anche il bronzo e ho dato tutta me stessa, approfittando di un'avversaria che aveva dovuto fare due gare in più per arrivare a lottare per il bronzo. Alla fine è stata una festa, perché il kumite sembrava stregato per gli azzurri e solo io sono andata a medaglia, un po' meglio sono andati gli azzurri del kata».

Questa vittoria ha tanti “padri”: «Innanzitutto il direttore tecnico azzurro Pierluigi Aschieri, che punta molto su di me anche per la categoria Senior, come lo stesso presidente della Fijlkam, Sergio Donati, poi i tecnici Savio Loria e Salvatore Portoghese che mi hanno seguita a bordo tatami. Ed un pensiero va alla mia attuale palestra, guidata dai maestri Nicola Ciarloni e Vincenzo De Leo, con cui ho fatto un grande lavoro in questi mesi».

Chiude un 2015 da incorniciare, anzi no: «Non ho ancora terminato. Il 29 novembre sarò al PalaPellicone di Ostia Lido per i Campionati Italiani Junior, devo difendere il titolo. A livello internazionale ho raggiunti gli obiettivi prefissi».

Il 2016 sarà un'altra tappa di avvicinamento all'ingresso in pianta stabile tra le azzurre Senior. «A febbraio difenderò il titolo europeo Under 21, ma Aschieri mi ha scelta anche per gli Europei Senior del mese dopo. Sarebbe una bella occasione per me. A novembre ci sono i Mondiali, mi piacerebbe esserci...»

Il 2016 sarà l'anno olimpico, forse l'ultimo senza il karate nel progamma ufficiale. «Speriamo entri a Tokyo 2020. Lo sapremo presto». L'eventuale ingresso cambierebbe le prospettive del karate italiano: «I gruppi sportivi militari potrebbero interessarsi a noi karateka. Facciamo sport per dilettantismo, le nostre familglie sostengono le spese. Se avessimo la possibilità di entrare nelle compagnie atleti avremmo più tranquillità per continuare». L'alternativa non le mancherà: «Penso ad un laurea in Scienze Motorie, perché allo sport non rinuncerei neanche dopo ver terminato l'attività agonistica».

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