Taranto: ‘Quanto ricco d’onor…povero d’acqua’, quali idee per il Galeso?

Cultura, musica e spettacolo
12.06.2021 11:40


(di Fabio Dal Cin) “Quanto ricco d’onor…povero d’acqua”
: Giovambattista Gagliardo, sacerdote e scrittore illuminato del ‘700, definiva così il fiumicello Galeso, percorso d’acqua un tempo famoso per la “lavatura delle lane”. Il turista che oggi visita Taranto, con tutta probabilità, impara subito a definirla “Città dei due Mari”, o capitale della “Magna Grecia. Giusto, ma non esaustivo. Esiste una letteratura dedicata su Taranto che ci aiuta a riscoprire le vere radici della città. Queste radici sono immerse e traggono vitalità dall’acqua dolce, dai piccoli percorsi d’acqua, come ad esempio il Tara (di cui abbiamo già parlato) e, appunto, il Galeso: ubicato sulla costa settentrionale del I seno del Mar Piccolo, è un tipico esempio di citro terrestre (dal greco Kutros, pentola), polla di acqua sorgiva tipica del territorio. Le rive del Galeso sono state celebrate sia da poeti come Orazio e Virgilio, che da viaggiatori come il Lenormant. Quando Orazio invitò l’autore delle Georgiche a immergersi nella quiete dei boschi di Ebalia, presso il Galeso, fu amore a prima vista. Virgilio fu attratto da quel luogo circondato dal verde delle colline, dal profumo della salsedine del Mar Piccolo, dai mirti, dai lauri e dalle numerose erbe medicinali. Il luogo perfetto per la cura della mente e del corpo. Racconti e leggende ci conducono dunque in periodi lontani; è possibile solo immaginare, oppure provare ad avvicinarci nuovamente al piccolo fiume, cercando di percepire quelle sensazioni. Approcciando via mare di magico c’è poco: il bagnasciuga che accompagna “il viaggiatore” verso la foce del Galeso è segnato dall’azione dell’uomo. Detriti di ogni genere, rifiuti portati dalle correnti marine, non sono il miglior biglietto da visita per rivivere le emozioni tanto cantate dai poeti illustri del passato. La foce è anch’essa modificata, un piccolo porticciolo e alcune barche ormeggiate sono segni tangibili che l’epoca “dell’oasi dall’aspetto dolce e tranquillo” non esiste più. Tuttavia, qualcosa ancora resiste.  Lasciata alle spalle la foce, superato un ponticello naturale creato da un albero di pino sradicato e caduto, è possibile lasciarsi trasportare dentro gli antichi boschi d’Ebalia dove l’avifauna vive indisturbata, dove regna il silenzio antropico e dove le acque trasparenti combattono una battaglia impari contro la modernità e il degrado. Il Galeso è un percorso d’acqua di poche centinaia di metri, una piccola roccaforte in attesa di un riscatto o semplicemente di una bonifica che lo renda fruibile a chi pratica sport acquatici quali ad esempio il nuoto, il kayak o il SUP (stand up paddle) oppure a chi semplicemente si lascia andare a piacevoli passeggiate.

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