Taranto: Ristoratori tarantini al sindaco Melucci, ‘5000 persone a rischio’
Circa un centinaio di ristoratori oggi hanno scritto al Sindaco di Taranto. Sono ristoranti e pizzerie che in città dalla fase di avvio del lockdown hanno dovuto chiudere le saracinesche e lasciare, dalla sera alla mattina le loro famiglie e quelle di circa 1500 dipendenti senza un futuro. E’ un quadro che tratteggia la condizione di una categoria ben più ampia che tra diretti e indotto muoverebbe economie e stipendi per circa 5000 persone. La lettera inviata al Sindaco è il frutto di preoccupazioni condivise – dicono i ristoratori tarantini – ma anche del tentativo da parte di tutti di trovare soluzioni possibili. La Fase 2 rimarca infatti la necessità di continuare a preservare le prescrizioni previste dal distanziamento sociale e la categoria comincia a fare i conti tra spazi, processi di sanificazione da mettere in atto e le opportune misure di sicurezza tra un cliente e un altro.mOccorre coraggio e un’azione condivisa – sottolineano i responsabili del nuovo sodalizio Ristoratori Unione Taranto – e per questo chiediamo alle istituzioni coinvolte, dal Comune, passando per la Prefettura e l’ASL o la soprintendenza ai beni architettonici che regola insieme agli enti comunali la gestione degli spazi all’aperto di fornire una risposta adeguata ad una crisi senza precedenti. Le richieste dei Ristoratori Unione Taranto vanno dall’azzeramento delle tasse comunali, alla cancellazione degli oneri per l’occupazione di suolo pubblico in caso di ampliamenti degli spazi esterni per la somministrazione di cibi e bevande, fino alla redazione di un protocollo d’intesa con prefettura e ASL per l’individuazione e lo snellimento delle procedure per operare in sicurezza massima per lavoratori e clienti. Molti di noi non sanno se potranno riaprire – dicono nella nota diffusa alla stampa – per questo speriamo si possa aprire un tavolo di concertazione che prenda in considerazione il difficile momento che vive il comparto ma anche tutto il suo indotto e avviare così anche un percorso di sburocratizzazione e celerità delle procedure. Sappiamo che l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha predisposto un documento presentato al Governo per l’istituzione di un fondo che dia immediatamente sollievo ai settori maggiormente colpiti dalla chiusura totale – commentano – per questo le risorse vanno calibrate sulla base della conoscenza reale delle problematiche e commisurate ad una crisi di vaste proporzioni da cui molti di noi rischiano di non rialzarsi.