Scuola: Docenti precari, ‘Non va bene come fanno credere Conte e Azzolina’
Non va di certo tutto bene come la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e il presidente Giuseppe Conte vogliono far credere. A poco più di dieci giorni dall’inizio dell’anno scolastico, genitori, alunni e insegnanti non sono ancora stati informati ufficialmente su come sarà il nuovo anno scolastico, alla luce dell’emergenza Covid 19. Nonostante le richieste di distanziamento sociale, si continua a parlare di accorpamenti di classi e riduzione di cattedre. Anche se a oggi le cattedre vuote sono migliaia. Non in tutte le città italiane sono iniziate le convocazioni del personale docente precario, in queste ore sempre più precario con una graduatoria provinciale che è risultata sballata e piena di contraddizioni, nonostante l’auto incensamento della ministra Azzolina, che ha definito le GPS il suo più grande successo. I docenti precari si sono visti dimezzare titoli e ridurre anni di servizio, con il conseguente aggiornamento sfalsato. Inoltre, a oggi non è ancora ben chiaro quali saranno le modalità di convocazione e soprattutto di accettazione dell’incarico. Un alone di mistero e di precarietà sulla precarietà che ha più l’odore di una cantonata da parte della ministra che di successo. A questo andrebbe aggiunto che nelle scuole c’è carenza di collaboratori (con gli ambienti scolastici da preparare a pochi giorni dal rientro, seguendo quelle che sono le direttive anti covid) e le segreterie sono oberate soprattutto dalle operazioni di analisi delle GPS, dopo le migliaia di segnalazioni di punteggi inesatti. Per non parlare della mancata stabilizzazione tanto sbandierata dall’aspirante ministra durante la campagna elettorale, venuta meno in base ad un criterio del tutto sconosciuto. Dopo essere stati usati come coordinatori, docenti in presenza e a distanza, avendo lavorato alla stregua dei docenti di ruolo, i docenti precari sono stati buttati via come carta straccia, in barba alla direttiva 1999/70/CE, accusati di voler “saltare” le procedure concorsuali. Ma i docenti precari non chiedono una sanatoria, bensì l'applicazione della normativa. Infatti il D.P.R. 9 maggio 1994, n. 487 prevede assunzione nel pubblico impiego per titoli, imponendo anche procedure che favoriscano celerità ed economicità. La direttiva europea 70/1999, recepita dall'Italia dal Decreto 368/2001, prevede la stabilizzazione dei precari dopo 36 mesi di contratto a tempo determinato (esattamente come è accaduto per il personale sanitario). La richiesta, dunque, è di un concorso come quello già espletato nel 2018. Le conclusioni sono dunque ben diverse dalle parole che vengono declamate in tv e sui giornali dalla ministra “tutto fumo e niente arrosto”.