‘Si esoneri agricoltori dal pagamento tributi 630 a consorzi bonifica’
Nota della Cia Puglia Redazione Area Due Mari Taranto e Brindisi
I Consorzi di Bonifica “Arneo” e “Stornara e Tara” continuano a “insidiare” gli agricoltori tarantini e brindisini e, senza minimante offrire alcun servizio al territorio, continuano imperterriti a pretendere il pagamento dei tributi ed in particolare del tanto contestato “630”. Da sempre gli agricoltori hanno sostenuto di non essere contrari al pagamento dei tributi utili al funzionamento dei consorzi di bonifica, ritenuti dagli stessi addetti al comparto agricolo enti indispensabili per la corretta gestione del territorio; a condizione, però, che funzionino ed adempiano alla loro ‘mission’. In provincia di Taranto, come anche in provincia di Brindisi invece, chi rappresenta il mondo agricolo da sempre sostiene che tutto ciò non avvenga.
«Siamo stanchi di essere continuamente destinatari di cartelle di pagamento da parte dei Consorzi di Bonifica “Arneo” e “Stornara e Tara” che chiedono il pagamento dei tributi senza però svolgere sul territorio i servizi e le funzioni loro assegnate – dichiara Pietro De Padova, presidente della C.I.A. Agricoltori Due Mari (Taranto-Brindisi) – Nonostante ci siano sentenze che confermano ciò, oltre che orientamenti giurisprudenziali, i Consorzi “Arneo” e “Stornara e Tara” continuano imperterriti a chiedere i pagamenti, a effettuare ingiunzioni di pagamento, a procedere con fermi amministrativi dei mezzi di proprietà degli agricoltori».
Insomma una situazione davvero al limite della tollerabilità in un territorio, tra l’altro, dove la Xylella sta mettendo a serio rischio il futuro di migliaia di aziende agricole.
«Da anni abbiamo chiesto al presidente Emiliano e all’assessore regionale Di Gioia di esonerare gli agricoltori della province di Lecce, Taranto e Brindisi dal pagamento dei tributi 630 ai consorzi di bonifica proprio perché si tratta di territori interessati dalla emergenza Xylella fastidiosa – continua De Padova – Nonostante le rassicurazioni e le promesse, ciò ancora non è avvenuto. E sulla questione Xylella sarebbe interessante capire se i consorzi, al pari degli agricoltori, hanno adempiuto alle buone pratiche agricole obbligatorie (aratura, diserbo e trattamenti fitosanitari) sulle aree di loro competenze (canali, strade, etc.)».
Il mondo agricolo tarantino e brindisino è, dunque, stanco di questa situazione.
«Sulla questione consorzi di bonifica registriamo solo promesse ma nulla di concreto – continua il numero uno della C.I.A. Due Mari, Pietro De Padova – Attendiamo anche risposte dal commissario straordinario Borzillo, al quale chiederemo nuovamente di essere ascoltati, alla luce della nuova sfornata di cartelle inviate agli agricoltori, molti anche destinatari di fermi amministrativi per i mancati pagamenti degli anni scorsi. Ma noi ci chiediamo: questi pagamenti sono legittimi? A fronte di quale servizio reso gli agricoltori dovrebbero pagare questo ulteriore balzello? Il conto salato accumulato negli anni dalla gestione dei consorzi di bonifica non può e non deve essere pagato dagli agricoltori, i quali non hanno potuto fruire di alcun servizio da parte dei consorzi. E poi sulla gestione commissariale dei consorzi, che va avanti da diversi anni, ci sarebbe anche da aprire una riflessione: in tutti questi anni gli agricoltori non hanno partecipato minimamente alla gestione di questi enti, come invece dovrebbe essere. Hanno solo subito imposizioni e richiesta di pagamento, senza partecipare alla gestione dei territori e senza fruire di alcun beneficio».
Dalla provincia di Taranto e Brindisi, infine, si evidenziano anche discriminazioni tra i territori pugliesi.
«Sul nostro territorio – conclude il Presidente della CIA Due Mari, De Padova – scontiamo una carenza di infrastrutture che dovrebbero essere realizzati dai consorzi di bonifica. Il motivo è semplice: la maggior parte delle risorse rese disponibili con diversi provvedimenti circa 100 milioni di euro, il 71% per la realizzazione di infrastrutture la Regione Puglia le ha destinate per i consorzi della Capitanata e il 29% per i consorzi commissariati, determinando di fatto un disequilibrio tra i territori».
Da ciò emerge che ci sono zone avvantaggiate dal punto di vista strutturale e altre che sono indietro e che non hanno completato gli schemi irrigui. Con tali risorse messe a disposizione chi è avanti sarà ancora di più avvantaggiato e chi è indietro sprofonderà ulteriormente nel baratro.