Cinema: ‘Anche senza di Te’, la vita raccontata con ironia...
Nel film girato a Taranto, amicizia, amore, passione si intrecciano in una movimentata e originale commedia sentimentale a sfondo sociale, coronata dall'inaspettata presenza di una tartaruga.
DI MAURIZIO MAZZARELLA Anche Senza di Te è un film girato a Taranto, che parla di tante cose: amore, lavoro, sviluppo, scuola sentimenti, bullismo e molto altro ancora, mostrando diverse dimensioni della città dei due mari, sia figurative che esistenziali. Se in molti identificano nei film con Vaporidis la classica commedia adolescenziale o un potenziale cinepanettone, in questo caso si sbagliano di grosso. Mai come in Anche Senza di Te la scelta degli attori è risultata altamente azzeccata, perché ha messo alla prova gli stessi in ruoli che solitamente non hanno mai svolto. Se Branciamore ad esempio tutti lo ricordano come il timido Marco de I Cesaroni, in questo lavoro interpreta il ruolo di un medico intraprendente, pronto a mettere da parte la propria stessa vita, pur di arrivare più in alto possibile nel proprio lavoro, nonostante nella fase iniziale subisce un'ingiustizia colossale. Lo stesso Vaporidis si trova di fronte ad una situazione difficile, ovvero quello di riprendere in mano la propria esistenza dopo la delusione di essere divenuto vedovo troppo giovane.
Da questo però nasce uno straordinario rapporto con il suocero, interpretato da Pietro De Silva autore di una prestazione magistrale. Due uomini brillanti che si contendono l'amore di Myriam Catania, nota figlia d'arte, che riesce a giostrarsi in differenti situazioni con destrezza ed abilità. Dalla delusione d'amore, ai contrasti lavorativi che incontra come insegnante, tra la precarietà del proprio impiego, alla difficoltà di rapportarsi con genitori, colleghi ed alunni. In tutto questo, c'è il chiaro segnale di quanto sia nocivo il bullismo, un tema rimasto omertoso per tanti anni, troppi e probabilmente costantemente sottovalutato. Se da un lato c'è il cinismo, dall'altro c'è la speranza, l'amore, la passione, la concreta possibilità della rinascita. E' questo il segnale che il film lancia, facendo comprendere anche di come le raccomandazioni nella nostra società offuschino notevolmente la meritocrazia individuale e di come metodi di insegnamento più evoluti ed alternativi siano più fruttuosi delle vecchie e noiose lezioni tradizionali. Emerge poi il conflitto tra forma e sostanza, rappresentato dal personaggio di Sakara. Un ex attore porno in crisi, imprigionato nel proprio involucro umano e giudicato per il proprio lavoro e non per la propria essenza. In tutto questo, è il talento di Francesco Bonelli che va rimarcato. Un regista capace di riassumere in una storia tante tematiche spesso trascurate e che con cura certosina, riesce a trattare con il giusto tatto e diciamolo, anche rendendo il tutto più accessibile attraverso l'ironia. Un gran bel film.