Liste d'attesa in sanità. Lo SPI CGIL chiede “chiarezza”
La piccola dicitura presente all’undicesimo capoverso del modulo di prenotazione per prestazioni ambulatoriali dell’ASL di Taranto potrebbe spiegare le recenti statistiche presentate dall’Azienda Sanitaria. Il testo in questione recita: "Il paziente è stato informato circa la prima disponibilità per il giorno...". Questo giorno è spesso molto vicino rispetto all'appuntamento fissato, che può essere spostato anche di uno o due anni.
La denuncia arriva dallo SPI CGIL di Taranto, che alcuni mesi fa aveva promesso una battaglia legale contro le liste d’attesa. Secondo il segretario generale Paolo Peluso, queste diciture, non comunicate chiaramente ai pazienti, permettono all'ASL di rispettare i tempi massimi previsti dalla legge, lasciando intendere che sia il cittadino a scegliere di posticipare l'appuntamento.
L'ASL di Taranto ha dichiarato che l’84% delle prenotazioni di primo accesso vengono rispettate nei tempi previsti (3 giorni per le urgenti, 10 per le brevi, 20/60 per le differibili e 120 per le programmate). Tuttavia, i dati del Sistema informatico regionale rivelano che nel 2023 sono state erogate 224.506 prestazioni di primo accesso, ma solo 49.456 (22%) rispettavano i tempi massimi.
Secondo Peluso, l'alta percentuale di prenotazioni non rispettate si deve, secondo l’ASL, all’incapacità dei cittadini di rispettare gli appuntamenti per motivi personali o alla necessità di differirli oltre i termini massimi. Questo implica che, secondo l’ASL, 80 cittadini su 100 cambierebbero idea anche in presenza di patologie serie.
Peluso denuncia una mancanza di trasparenza, specialmente verso gli anziani che faticano a districarsi tra documenti e modulistica, subendo una sorta di discriminazione. Chiede maggiore chiarezza da parte dell’ASL, mentre continuano a giungere segnalazioni di liste chiuse e rinvii continui da parte del CUP, costringendo i cittadini a recarsi più volte nelle strutture per prenotare esami fondamentali.
"È tempo che l’ASL faccia chiarezza," conclude Peluso, sottolineando che i dati ufficiali non riflettono queste problematiche.