Ambiente: Genitori Tarantini scrivono alla Commissione Europea

Cultura, musica e spettacolo
07.11.2021 17:16

Egregio Commissario Virginijus Sinkevičius, desideriamo ringraziare la Presidente von der Leyen, il Vicepresidente esecutivo Timmermans e Lei per la risposta alla nostra lettera. In riferimento a quanto da voi dichiarato, non intravediamo impegni da parte del Governo italiano tali da rassicurare la Commissione europea circa la bontà della linea assunta per la salvaguardia del benessere psico-fisico dei tarantini e la salubrità dell’ambiente. Vogliamo ricordare che lo stabilimento tarantino, pure al minimo della produzione, resta il maggiore emettitore di CO2 d’Italia. Dichiarare, quindi, che possa tornare a 6 milioni di tonnellate di acciaio prodotto “a caldo” è per noi inaccettabile, anche tenendo conto del fatto che si sta discutendo da anni di emergenza climatica e della fine dell’uso del carbone entro il 2050 (data davvero lontana, se ci è consentito dirlo, che ci fa pensare alla mancanza del coraggio di prendere decisioni “giuste” verso problematiche “ingiuste”). Non leggiamo, nella lettera di risposta da Voi inviata, alcun accenno a una preventiva valutazione del danno sanitario e ambientale per una produzione a caldo lanciata verso i 6 milioni di tonnellate. La Magistratura italiana ha, sì, prodotto prove inconfutabili di colpe riferibili ad una precedente gestione, ma da quei giorni ad oggi nulla è cambiato, nonostante l’intervento dei Commissari governativi, prima, della multinazionale ArcelorMittal, dopo, e dall’attuale gestione mista Stato-privati, con interventi economici di oltre un miliardo di euro da parte del soggetto pubblico. Omettiamo questa volta di inviare ulteriore documentazione fotografica, immaginando Voi già sappiate che la situazione non è cambiata per niente, per chiedere di puntare la Vostra attenzione su uno studio, da poco pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Environmental Research”, che ci presenta dati altamente drammatici, a cominciare da un eccesso di mortalità nei tre quartieri tarantini più vicini all’insediamento industriale (1.060 morti in più rispetto all’atteso, negli ultimi 10 anni). Lo stesso studio, condotto dalla SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) con il supporto dell’Università di Bari e la collaborazione del Comune di Taranto, riporta un dato altamente allarmante, insopportabile per la Comunità europea. Tale dato si riferisce all’aspettativa di vita che, esclusi gli ultimi due anni di pandemia mondiale, dal 1945 in tutto il mondo è sempre andata crescendo. A Taranto, negli ultimi 10 anni, in controtendenza, questa aspettativa di vita è andata diminuendo! Il dato davvero inaccettabile, però, è nel confronto dell’aspettativa di vita tra uomini e donne (che si attesta mediamente intorno ai 3 anni di differenza a favore delle donne). In una realtà territoriale piccola come Taranto, tra un uomo del quartiere Paolo VI (prossimo all’acciaieria) e una donna del quartiere Talsano (lontano dall’acciaieria) la differenza di aspettativa di vita arriva a 12-13 anni, a favore di quest’ultima: una cosa inumana! Riteniamo importantissimo che la Commissione che Voi rappresentate si faccia carico di questa emergenza assolutamente non procrastinabile e ponga il proprio peso politico a favore della vita, della salute e dell’ambiente, diritti inalienabili di ogni cittadino europeo. Compresi i tarantini. Grazie. Distinti saluti. (Associazione Genitori tarantini - ets)

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