Taranto: Giangrande (Confcommercio), ‘Territorio sia unito se vuole aeroporto’
‘Come se ci fosse volontà superiore di non dare a Taranto e provincia possibilità di riscattarsi’
Il livello di mobilità di un’area si misura anche dalla libertà di circolazione, dalla possibilità di accesso dei cittadini ai collegamenti aereoportuali, soprattutto se il territorio presenta carenze per quanto concerne le altre modalità di collegamento. La mobilità è un diritto del cittadino che lo Stato deve garantire attraverso i servizi di trasporto pubblico, in un contesto di equilibrio che non tollera discriminazioni.
Arrivare a Taranto o raggiungere le località del territorio provinciale, con un mezzo che non sia un’auto privata o un bus, non è certamente semplice. Chiunque debba raggiungere o spostarsi dal tarantino, per lavoro, studio, salute o altro, deve fare i conti con collegamenti ferroviari carenti e i due principali aeroporti regionali di Brindisi e Bari distanti e assolutamente mal collegati al territorio provinciale. Un’offerta nel complesso decisamente inadeguata, soprattutto per quanto concerne il turismo, e che penalizza in particolare le località del versante occidentale della provincia dove sono presenti i grandi complessi turistici.
Da decenni il territorio chiede l’apertura ai voli civili dell’aeroporto di Taranto-Grottaglie; si potrebbe raccogliere un dossier di un migliaio di pagine fra articoli, documenti, protocolli, prese d’atto, denunce etc a opera dei vari comitati, tavoli di lavoro, partiti, gruppi pseudo politici. Nei giorni scorsi l’ennesimo intervento del mai stanco Comitato Pro-aeroporto di Taranto-Grottaglie che nel ricordare che l’aeroporto Arlotta è riconosciuto scalo di continuità territoriale per il quale vi sono risorse economiche disponibili, ha ripercorso le tappe di una vicenda che per molti versi fa pensare all’ex-Ilva.
“Sembra come se ci fosse una volontà superiore - commenta Leonardo Giangrande, presidente provinciale di Confcommercio Taranto - di non dare a Taranto e alla sua provincia la possibilità di riscattarsi da quel marchio di proprietà con il quale lo Stato, attraverso la Marina Militare prima e l’ex Italsider/Ilva poi, molti anni fa, ha impresso il territorio, peraltro continuando anche oggi con la strategicità della nuova industria dell’acciaio. E’ come se il territorio provinciale non appartenesse ai Tarantini, perché - stigmatizza Giangrande - tutto viene deciso altrove. Compreso la destinazione ancora una volta ‘industriale’ di un aeroporto che potrebbe rendere più facile la vita della comunità locale e dare un grosso contributo allo sviluppo del turismo, se è vero che Taranto deve traguardare altri obiettivi di sviluppo sostenibile, alternativo all’industria. Tra l’altro nel 2026 vi è l’appuntamento con i Giochi per il Mediterraneo, una manifestazione che potrebbe, se ben strutturata, cambiare il volto della nostra provincia.
Mesi fa abbiamo ascoltato espressioni di giubilo a fronte dell’annuncio dello space port al quale sarà destinato lo scalo di Grottaglie, dagli stessi attori pubblici che ieri ne sostenevano l’uso per i voli civili e che assumevano impegni addirittura istituzionali. Sono cambiate le carte in tavola, sono stati sottoscritti nuovi accordi che a malapena il territorio conosce. Sarebbe una bella prova di autodeterminazione se il territorio facesse sentire attraverso la voce unita delle associazioni, organizzazioni economiche, sindacati, partiti, politica, istituzioni locali, stampa, cittadini, il diritto, senza ‘se’ e senza ‘ma’, di una comunità di godere delle stesse opportunità degli altri cittadini pugliesi del pieno rispetto della libertà di circolazione, condizione che favorirebbe il processo di ricaduta economica connesso all’ampliamento dell’attività aeroportuale”.