Ex Ilva: ‘No ripristino immunità penale e ciclo integrale carbone’

Senatore Turco: ‘Per Taranto servono scelte coraggiose e sostenibili’

CRONACA
14.04.2021 14:03

«No al ripristino dell’immunità penale e al ciclo integrale a carbone per l’ex Ilva». Lo dichiara il Sen. Mario Turco (M5S), componente della Commissione Finanze del Senato e già Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alla programmazione economica e agli investimenti. «Due sono le realtà produttive che si sono contrapposte nel nostro Paese - specifica il Senatore - la produzione a ciclo integrale e quella a forno elettrico, diffusa nelle acciaierie del nord, dove si produce l’82% della produzione nazionale. Quest’ultima è risultata vincente sui mercati perché dall’alto valore aggiunto e sostenibile sul piano economico, ambientale e sociale. La realtà produttiva a ciclo integrale, alimentata a carbone, ha avuto invece un declino inevitabile e prevedibile. Si tratta di una realtà fuori contesto dai mercati, adatta per le produzioni di massa, molto impattante sull’ambiente, sulla salute pubblica e non accettata sul piano sociale, non sostenibile sul piano economico e della redditività. L’ultimo impianto a ciclo integrale alimentato a carbone rimasto ancora aperto è l’impianto siderurgico di Taranto, dove nell’anno 2020 la produzione si è fermata a poco più di 3 milioni di tonnellate (dati Federacciai). La crisi dello stabilimento siderurgico di Taranto non è dovuta alla magistratura, che oltre 9 anni fa sequestrò gli impianti nell’ambito di una inchiesta per disastro ambientale, ma è strutturale, dovuta all’obsolescenza degli impianti e all’assenza di investimenti strutturali, di processo e di manutenzioni. Se nel 2020 ArcelorMittal ha prodotto e venduto poco più di 3 milioni di tonnellate è perché l’acciaio prodotto oggi a Taranto non ha mercato, come dimostra anche l’avvio della cassa integrazione per crisi di mercato avviata dalla società nel luglio del 2019. Per Taranto, se si decide di continuare a produrre acciaio, occorre fare scelte coraggiose, garantendo subito ingenti investimenti in grado di riconvertire i processi produttivi e di rimettere la fabbrica sul mercato, puntando su nuove produzioni. Per farlo è necessario sposare la produzione a forno elettrico, ampliando le attività di lavorazione a freddo e prevedendo nel periodo di transizione un accordo di programma per gestire le linee produttive che saranno chiuse a tutela del risanamento ambientale e della forza lavoro, da riqualificare e reintegrare. Allo stesso tempo, è necessario garantire la città sulla tutela dell’ambiente e della salute. La Valutazione del danno sanitario non viene avviata qualora le autorità di controllo riscontrino valori soglia al di sotto dei limiti di legge per ciascuno degli inquinanti presi in esame. Se i livelli di diossine, polveri, benzo(a)pirene e altri inquinanti emessi dall’acciaieria si mantengono entro i limiti di legge, non si procede ad una stima del danno che quegli stessi cancerogeni provocano sulla salute. Sul tema già nel 2018 ho depositato la proposta di legge a mia prima firma, introducendo un dispositivo che preveda la valutazione integrata del danno ambientale e sanitario, a prescindere dal superamento dei valori limiti previsti dalla Legge (VIIAS). Ho chiesto alla Presidenza del Senato di sollecitare le Commissioni competenti ad accelerare l’iter di discussione di tale proposta, soprattutto in considerazione dell’accordo siglato sul finire del 2020 tra ArcelorMittal e Invitalia, in modo da poterla contemplare nel futuro piano ambientale». Risulta necessario promuovere un piano nazionale della siderurgia «Che preveda l’istituzione di una società siderurgica pubblica - specifica il Sen. Turco - che opera e produce acciaio italiano anche all’estero, sull’esempio Eni. Taranto si candiderebbe a diventare un Hub specializzandosi nella logistica, lavorazione e produzione di semilavorati e infrastrutture. Tutto ciò però non può prescindere dal continuare quel processo di riconciliazione sociale e di riconversione economica e culturale iniziato nel 2019 con il “Cantiere Taranto” e che oggi rischia di fermarsi. La mancanza di continuità e di decisioni da parte dell’attuale Governo sta producendo: incertezze sul territorio; utilizzo continuo della cassa integrazione; ritardi nei pagamenti a favore dell’indotto; tensioni nei pagamenti dei lavoratori; rischio di incidenti, divenuti sempre più frequenti; conflitti sindacali come il licenziamento di un lavoratore per aver condiviso un post in merito a una fiction». Il Sen. Mario Turco ricorda che sull’impianto tarantino pendono al momento ricorsi e sentenze. «Nella recente riunione dell’11 marzo 2021 sull’attuazione della sentenza di Strasburgo - conclude Turco - , il Comitato dei Ministri ha valutato con favore come unico dato l’abolizione dell’immunità penale e amministrativa concessa dal Governo italiano con i decreti “salva-Ilva”, anche ai nuovi gestori dello stabilimento, finalmente cancellata dal Governo Conte II e che oggi Fratelli d’Italia chiede assurdamente di ripristinare. Taranto ha il diritto di non essere più prigioniera dell’impianto siderurgico e non si possono accettare scelte emergenziali».

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