Rapporto ONU: ‘Taranto zona di sacrificio, su ex Ilva avevamo ragione’
Nota di Massimo Castellana e Alessandro Marescotti del Comitato Cittadino per la Salute e l'Ambiente
“Una macchia sulla coscienza collettiva dell’umanità”. L'ONU definisce Taranto "zona di sacrificio" confermando che avevamo ragione. Nella Giornata mondiale contro i tumori infantili, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, la più alta istituzione a livello mondiale, rende pubblico un documento che in alcuni punti colpisce per l’inaccettabile comportamento posto in essere dai Governi di alcuni Stati.
Non usa mezzi termini, l’ONU, per spiegare quanto in là si siano spinti questi Governi, quanto abbiano anteposto gli interessi economici a scapito della salute e della dignità umana, come si siano prodigati per favorire produzioni inquinanti portatrici di malattie, morte e danni spesso irreversibili all’ambiente.
L’ONU chiama questi territori “zone di sacrificio”, definendone la perdurante esistenza “una macchia sulla coscienza collettiva dell’umanità”. Anche sull’Italia viene puntato il dito dell’ONU, indicando, a mo’ d’esempio, quale “zona di sacrificio” proprio Taranto, tenuta sotto scacco dalla grande acciaieria che da decenni ne ferma il progresso ecocompatibile, sparge i propri veleni sul territorio e gli abitanti, collezionando un incredibile ed insopportabile numero di morti e malati, in particolare tra neonati, bambini e adolescenti. L’ONU, finalmente, ci dà ragione. Dà ragione a chi da anni si batte per il riconoscimento della salute umana (unico diritto dichiarato fondamentale, nella Costituzione italiana, e che prevede il benessere psicofisico dell’individuo e la salubrità dell’ambiente). Tra le righe, possiamo leggere che l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha riconosciuto da parte dei governi di questi ultimi anni un comportamento diametralmente opposto allo sviluppo sostenibile, con danno degli interessi delle generazioni presenti e future.
L'ONU scrive testualmente: "La perdurante esistenza di zone di sacrificio è una macchia sulla coscienza collettiva dell'umanità. Spesso create dalla collusione di Governi e imprese, le zone di sacrificio sono l'opposto diametrale dello sviluppo sostenibile, danneggiando gli interessi delle generazioni presenti e future. Le persone che abitano le zone di sacrificio sono sfruttate, traumatizzate e stigmatizzate. Sono trattate come usa e getta, le loro voci ignorate, la loro presenza esclusa dai processi decisionali e la loro dignità e diritti umani calpestati. Le zone di sacrificio esistono negli Stati ricchi e poveri, nel nord e nel sud, come descritto negli esempi seguenti".
E aggiunge: "L'acciaieria Ilva di Taranto, in Italia, da decenni compromette la salute delle persone e viola i diritti umani scaricando enormi volumi di inquinamento atmosferico tossico.
I residenti nelle vicinanze soffrono di livelli elevati di malattie respiratorie, malattie cardiache, cancro, disturbi neurologici debilitanti e mortalità prematura.
Le attività di pulizia e bonifica che avrebbero dovuto iniziare nel 2012 sono state posticipate al 2023, con l'introduzione da parte del Governo di appositi decreti legislativi che consentono all'impianto di continuare a funzionare. Nel 2019 la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha concluso che l'inquinamento ambientale continuava, mettendo in pericolo la salute dei ricorrenti e, più in generale, quella dell'intera popolazione residente nelle aree a rischio".
Così, possiamo affermare senza tema di smentita che, mentre in combutta con alcune importanti aziende agiva contro gli interessi dei cittadini (ignorando le loro voci, calpestandone dignità e i diritti, trattandoli come usa e getta!), lo Stato italiano distraeva il popolo tutto dalla realtà, raccontando di un fantomatico “allarmismo” creato ad arte dagli attivisti e arrivando addirittura ad individuare negli ambientalisti il vero problema dei cambiamenti climatici e dei danni all’ambiente – ragioni sposate pienamente da importanti organi di informazione a livello nazionale. No, l’ONU ci dice che avevamo ed abbiamo ragione, restituendoci quella dignità di esseri umani e certificando senza ombra di dubbio che i nostri timori non erano appoggiati su supposizioni astratte, ma su studi scientifici e ricerche convalidate dalle più alte organizzazioni sanitarie, a partire dall’OMS. Non cantiamo vittoria. Come cittadini di uno Stato che si è spinto oltre ogni limite umano non possiamo cantare vittoria. Sappiamo, però, di avere ragione e moltiplicheremo gli sforzi che ci porteranno alla vittoria e riporteranno questa nostra nazione a quel livello di umanità che ogni democrazia riconosce. E dovrà essere un livello alto. Molto alto. (Massimo Castellana e Alessandro Marescotti, Comitato Cittadino per la Salute e l'Ambiente a Taranto)