Gioco, senza riforma del settore cresce il pericolo dell’illegale
Diventa sempre più impellente la necessità di una riforma del gioco legale italiano, uno dei pilastri dell’economia nostrana, settore che attira investitori e che offre occupazione a migliaia di lavoratori. Una riforma urgente e fondamentale, resa ancora più importante dalla situazione economica che stiamo vivendo: quella conseguente alla pandemia da Covid 19.
Un fenomeno che non ha lasciato indenne il reparto gambling, che ha registrato un forte calo del gioco terrestre e fisico, con milioni di giocatori che si sono trasferiti su piattaforme online. Una migrazione che può comportare però un grandissimo pericolo: l’approdo su siti di gioco illegale. Solamente il 40% dei giocatori, infatti, si è spostato verso l’online legalizzato, controllato, sicuro e responsabile mentre il resto è finito fuori da questi circuiti.
A perderci, in questa situazione, sono tutti. In primis le casse erariali dello stato, che nel solo 2020 hanno visto diminuire del 32% le entrate derivate dalle attività di gioco, vale a dire oltre 5 miliardi di euro. La contrazione dei ricavi, come si legge su SlotMania, ha coinvolto soprattutto le VLT, che hanno segnato un calo del 75%, gli apparecchi AWP, segno meno del 60%, e infine le scommesse sportive, che calano del 45%. Una riduzione che si è tradotta in vera e propria crisi se si somma ai costi fissi delle attività affidate in concessione, gravate ulteriormente di un peso finanziario non di poco conto.
Serve quindi una riforma del settore del gioco, una riforma chiamata da tempo a gran voce da tutti i rappresentati e le associazioni di categoria, che la definiscono indispensabile per una ripresa delle attività in sicurezza e in senso legale. Questo perché il gioco è da sempre terra di conquista per la criminalità organizzata che non fa che prolificare quando trova impianti normativi fragili, disomogeneità territoriale e crisi economica. Servirebbe quindi un’azione chiara e congiunta di tutte le forze politiche e istituzionali per instaurare un progetto omogeneo su scala nazionale. Questo per tutelare un settore, quello del gioco, che è garanzia di sviluppo e occupazione: negli ultimi 15 anni, infatti, il giro d’affari che nel 2006 ammontava a 35 miliardi di euro ha raggiunto nel 2020 quota 89 miliardi.
Un comparto maturo, senza ombra di dubbio, che non può aspettare ulteriormente per un suo riordino burocratico e normativo. In ballo non c’è solo l’economia: c’è la giustizia e la legalità di tutto il paese, c’è la lotta alle mafie, il contrasto al gioco illegale e a quello patologico.