Massafra: Lavoratrici Don Camillo, nessun accordo tra sindacati e azienda
La Uila Uil è pronta a chiedere l’intervento della task force pugliese
“Nessun accordo tra la Uila Uil di Taranto e l’azienda agricola don Camillo. Non a caso nei prossimi giorni il sindacato valuterà la possibilità di chiedere alla task force regionale di aprire un tavolo di crisi specifico”. Antonio Trenta, segretario generale del sindacato dei lavoratori agricoli del territorio ionico, apprende esclusivamente dalla stampa della presunta intesa tra organizzazioni sindacali e responsabili dell’impresa di Massafra con la quale la trattativa per l’assunzione di 40 addette alla lavorazione dei meloni è ripresa ad inizio settimana per il tramite della Prefettura di Taranto. Come noto, infatti, il confronto si era interrotto il 21 maggio; dopodiché l’azienda aveva ripreso in servizio solo 12 lavoratrici dalla platea storica delle 40. “Leggiamo di un “rinnovato accordo” - chiarisce Trenta - ma ci teniamo a precisare che la Uila non ha sottoscritto alcuna intesa con la don Camillo. Dalla riunione in Prefettura emerge solo una certezza, ovvero che 20 lavoratrici di Massafra sono rimaste senza lavoro e le rispettive famiglie senza reddito. Alla riunione abbiamo proposto una soluzione che avrebbe risolto la vertenza senza ulteriori oneri per l’azienda, inspiegabilmente rifiutata”. Al vertice, in collegamento audio e video dal Palazzo del Governo, la Uila Uil aveva ribadito la sua proposta di “applicare il metodo della “turnazione” per far lavorare tutte le lavoratrici della “platea storica” secondo un principio di solidarietà, così come avviene per la lavorazione invernale degli agrumi, evitando dunque discriminazioni tra lavoratori”. Sarebbe bastato optare per questa soluzione per chiudere in positivo la vertenza. Trenta aveva poi chiesto “quale “criterio oggettivo” l’azienda ha utilizzato per selezionare il personale da utilizzare: “E’ noto che tutte le lavoratrici hanno lo stesso livello di professionalità. Per questo volevamo conoscere cosa avesse determinato la scelta della don Camillo, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta alla nostra domanda”. Al tavolo, la Uila Uil ha pure evidenziato che la giornata lavorativa è di 6 ore e 30 minuti e che il lavoro straordinario non può superare le 3 ore giornaliere e che può essere chiesto dal datore di lavoro in casi di evidente necessità, la cui mancata esecuzione pregiudichi le colture e la produzione. “Pertanto - afferma il segretario Trenta - non può essere una consuetudine l’utilizzo dello straordinario. Il protrarsi dell’orario, in alcuni casi, fino a picchi giornalieri che superano abbondantemente le 9 ore, oltre a non rispettare il contratto, dimostra che l’organico è carente. Risulta anche essere diseconomico perché le ore che eccedono l’orario ordinario devono essere retribuite con una maggiorazione del 25 per cento”. Di qui, allora, la necessità di aprire un tavolo di crisi su questa oramai complicata vertenza occupazionale nell’ambito della task force della Puglia.