Ex Ilva, Confcommercio: ‘Taranto non può continuare a pagare’
L’ex Ilva/Acciaierie d’Italia, dopo anni di veleni sparsi sulla città, ora si prepara a mettere in scena un nuovo atto della tragi-commedia che incombe su Taranto.
Si profila il concreto rischio di un blocco non programmato, ma voluto dal socio di maggioranza dello stabilimento, evenienza che non farebbe giustizia dei danni provocati all’ambiente e alla salute dei cittadini e né ripagherebbe le vite perse, non darebbe prospettive economiche ai lavoratori, ma anzi acutizzerebbe la crisi economica del territorio, aprendo una voragine nel tessuto economico-sociale locale.
Vi sono in ballo crediti per 120 milioni di euro. Giustamente le imprese dell’indotto, ormai al collasso, rivendicano i loro crediti. La protesta delle aziende della filiera, le ditte dell’indotto e gli autotrasportatori, accende i riflettori su una situazione di cui, a distanza di dieci anni dall’ultimo cambio di proprietà, ancora una volta è Taranto a pagarne le conseguenze.
L’impoverimento del territorio è tangibile e si avverte in tutti i settori dell’economia: dal manufatturiero, all’autotrasporto, l’edilizia, i servizi, le professioni, ed ovviamente anche il commercio, in particolare quello di vicinato, sul quale si ribalta a 360° la sofferenza economica, finanziaria e occupazionale del territorio.
Lo Stato ha il dovere di intervenire e dare risposte concrete alle imprese dell’indotto e agli autotrasportatori che in questi anni hanno garantito i servizi e la continuità operativa di Acciaierie d’Italia, e che ora sono allo stremo e rischiano di non vedere riconosciuti i loro crediti.
Il Governo si faccia carico di un’ennesima situazione subita, determinata ancora una volta da strategie e scelte sbagliate le cui conseguenze ricadono sulla comunità locale. Taranto non può continuare a pagare per gli errori commessi da anni di politiche industriali miopi.