Acciaierie d’Italia: Mes, ‘Insoddisfazione per incontro al Mise’
Surgo: ‘Non conosciamo piano industriale, solo ipotesi traguardabili tra 10 anni’
Il Mes, movimento socialista europeo, si associa al coro unanime di insoddisfazione dei sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm, in ordine agli esiti dell’incontro presso il Mise con Acciaierie d’Italia, ex Ilva, e il Governo. ”Ancora non siamo in grado di conoscere il piano industriale di Acciaierie d’Italia perché nell’incontro è stata presentata solo una serie di ipotesi traguardabili tra 10 anni - dichiara Antonio Surgo, responsabile delle relazioni industriali per Taranto, Brindisi e Lecce del Movimento socialista europeo -. L’unica certezza allo stato attuale è la fermata dei reparti e l’avvio di un nuovo ciclo di cassa integrazione che dalla prossima settimana interesserà tutti i lavoratori dello stabilimento con la novità assoluta della fascia di controllo, rappresentata da impiegati e capireparto”. Il Mes denuncia ancora una volta il paradosso dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa. Mentre il mercato dell’acciaio vola, Acciaierie d’Italia ferma i reparti e mette in cassa tutti i lavoratori. Il Movimento si domanda cosa si nasconda dietro queste manovre anche alla luce del fatto che dal vertice romano non sono emerse novità significative nemmeno sul fronte della salvaguardia dei redditi dei lavoratori diretti e delle ditte dell’appalto che non sono più in grado di pagare gli stipendi e la tredicesima mensilità. Lo Stato, che al vertice era rappresentato dal ministro Giorgetti e dal presidente di Acciaierie d’Italia Bernabè, non può più far finta di niente di fronte a questa situazione e deve intervenire immediatamente. Sanando le carenze strutturali e gestionali anticipando l’acquisizione del 60% delle quote sociali prima della scadenza di aprile ed eliminando il management attuale, in particolare l’attuale amministratore delegato, il direttore delle risorse umane e dell’ufficio acquisti. Sotto accusa è, infatti, la gestione. Acciaierie d’Italia con l’attuale governance starebbe perdendo quote di mercato europeo. A favore di chi? “Vogliamo conoscere subito il futuro dello stabilimento ex-Ilva - conclude Antonio Surgo - perché alla sua sorte è legato il destino di migliaia di lavoratori diretti e dell’appalto e delle relative famiglie”.