Taranto: Pambianchi condanna i dissidenti e assolve il club
La retrocessione è una macchia indelebile e non c'è sassolino che possa lavarne l'onta. Francesco Pambianchi ripercorre con la La Gazzetta del Mezzogiorno le tappe di una stagione fallimentare e umiliante, che ha vissuto di pochissime fiammate. "Questa retrocessione - spiega il capitano - ci renderà la vita difficile, ognuno di noi avrà difficoltà a trovare una nuova squadra...". Più che una presa di coscienza, quello di Francesco Pambianchi è un "mea culpa": "Lo spogliatoio non è stato gestito nella maniera corretta, noi "grandi" non siamo riusciti a trainare i più giovani".
22 MARZO "Voglio precisare che prima dell’episodio, la squadra era apparsa poco coesa, incappando in due ko consecutivi con Akragas e Messina: in una piazza come Taranto, la contestazione prima o poi arriva, anche se la violenza va condannata sempre e comunque. Però, si può reagire in mille modi diversi: nella passata stagione capitò un episodio analogo al rientro da Torre Del Greco, ma quel gruppo rimase unito e compatto fino alla fine. Personalmente, avrei risposto a certe accuse sul campo, con impegno e abnegazione".
DEPRESSIONE "Dopo gli episodi del 22 marzo, la squadra si è indebolita evidenziando un calo fisico e mentale".
SOCIETÀ "Nonostante i risultati negativi, la società ci è sempre stata vicina. Il comunicato post Messina? Non lo condanno, era un modo per spronarci. E poi, è nel pieno diritto di un presidente manifestare la propria insoddisfazione se i risultati vengono meno...".