Tre motivi per cui il Bayern Monaco e altri club tedeschi probabilmente non faranno mai parte di una Super League
Ad aprile, l'annuncio di una Super League europea ha allarmato il mondo del calcio. 12 club di spicco, più altri tre potenziali partecipanti, hanno vincolato il proprio avvenire a una competizione separata che avrebbe concretamente avuto l’effetto, per l'élite calcistica del continente, di quelle clausole del diritto anglosassone che pretendono di subordinare l’occupazione dei lavoratori alla loro affiliazione sindacale.
La “sporca dozzina”, come è stata soprannominata dai media, comprendeva sei club inglesi e tre a testa per Italia e Spagna. Tuttavia, non vi sono state partecipazioni dalla Germania, visto che club come il Bayern Monaco e il Borussia Dortmund si sono uniti al coro di protestecontro questa controversa iniziativa.
Vediamo perché i club tedeschi sono così contrari e perché probabilmente non accetteranno mai di scalare l’albero della cuccagna del calcio europeo.
1: È contro la loro tradizione sportiva
Il concetto di una super league dove la retrocessione è impossibile non è solo ridicolo per la maggior parte dei tifosi, ma va anche contro il concetto stesso di sport. Come potrebbero le squadre, specialmente quelle più deboli del campionato, essere motivate a vincere una partita se sapessero che non ci sono ripercussioni nel perdere?
Immaginate di giocare a un videogioco usando tutti i codici per barare, o che uno sviluppatore modifichi un gioco di slot online in modo che sia possibile solo vincere soldi, e mai perderli. Non avrebbe alcun senso e le aziende andrebbero in bancarotta per perdite massicce, o perché i clienti si annoierebbero, o per entrambe le cose.
La Bundesliga ha una tradizione sportiva particolarmente forte. Il fair play è profondamente radicato nel campionato: le simulazioni - una maledizione del calcio moderno - sono malviste, e i tifosi preferiscono che tutte le squadre abbiano le stesse possibilità di vincere una partita.
In termini di introiti, club come il Bayern hanno un certo vantaggio,legato alle loro dimensioni e alla loro base di tifosi, ma i soldi della TV d’altro canto sono ripartiti più equamente che nella maggior parte dei campionati, il che riflette questo spirito di fair play.
Una Super League europea violerebbe questi principi. Non solo gli introiti sarebbero in gran parte destinati ai suoi 12-15 partecipanti, ma verrebbe meno anche l'elemento della sportività, rendendo la lega inaccessibile ai potenziali nuovi arrivati. Se una squadra da fuori volesse unirsi, avrebbe bisogno dell'approvazione dei membri esistenti, piuttosto che guadagnarsi il posto per meriti sportivi, che sono un principio fondamentale per lo sport tedesco.
2: La regola del 50+1
Non è solo sul campo da gioco che il calcio tedesco esige il fair play. La DFL, infatti, ha una regola d'oro in materia di proprietà scritta nei suoi statuti: la regola del 50+1.
In parole povere, si tratta delle quote di voto che ogni club deve dare ai propri membri, o tifosi. Secondo il regolamento della società, questidevono avere almeno il 50% delle azioni più una. Questo garantisce loro una quota di maggioranza e impedisce ad investitori esterni di eseguire un'acquisizione ostile e assumere il controllo complessivo della società.
Il risvolto positivo di questa regola è che renderebbe impossibile avere un investitore di maggioranza che abbia come solo obiettivo il profitto, come accade invece per molti altri colossi europei.
Anche se il profitto è importante per garantire il futuro a lungo termine del club, i tifosi avranno sempre come priorità il benessere della squadra. Se si presentasse un progetto a scopo di lucro che alla fine potrebbe rivelarsi dannoso per la salute del club, come alcuni dicono che farà la Super League, allora lo respingeranno.
Fintanto che la regola del 50+1 rimane in vigore, gli interessi dei tifosisaranno protetti - il che, di conseguenza, proteggerà la società sportiva.
3: I club tedeschi non hanno bisogno di quei soldi
Una parte fondamentale del ragionamento dietro la Super League è qualcosa che i proprietari tendono a non discutere pubblicamente: i soldi - o, più specificamente, la loro mancanza.
I resoconti in Spagna suggeriscono che i suoi due club più grandi, Real Madrid e Barcellona, hanno un debito lordo combinato di due miliardi di euro. La pandemia è stata un fattore determinante, naturalmente, ma i contratti milionari dei giocatori e le ristrutturazioni dello stadio (nel caso di Madrid) implicano che questo fosse un problema anche prima delmarzo 2020.
Il problema non è certo limitato a loro. Il debito del Manchester United è salito a oltre 450 milioni di sterline (518 milioni di euro) nel 2020, mentre l'Arsenal ha preso un prestito a breve termine di 120 milioni di sterline (138 milioni di euro) a gennaio per coprire i costi.
I club tedeschi, tuttavia, hanno una gestione più severa. Il Bayern, il più grande club della Bundesliga, cerca di mantenere il debito al di sotto del 5% delle entrate del club e, a conferma di ciò, Forbes ha segnalato che non ha accumulato alcun debito nel 2020, nonostante la pandemia. Lo stesso vale per il Dortmund e molti altri club della Bundesliga, che si attengono a questo modello di basso indebitamento, ad eccezione dello Schalke.
Così facendo, eliminano la necessità di rincorrere le entrate per pagare i debiti. La Super League sarebbe una gallina dalle uova d'oro, e una risposta facile per chi come il Barcellona, è sempre più disperato.
Nonostante ciò, è importante “mai dire mai”, specialmente nel febbrile mondo del calcio. La Bundesliga, però, è il campionato europeo meglio strutturato per resistere al richiamo di una competizione lucrativaseparata, e, nel prossimo decennio, potrebbe essere in prima linea nella lotta per il futuro del calcio.