Ordinanza ex Ilva: Melucci: ‘Decisione Consiglio di Stato sia definitiva’
‘Non vi è sviluppo senza rispetto della salute’
Nella mattinata di giovedì 13 maggio, si è tenuta al Consiglio di Stato l’udienza finale relativa all’ordinanza con cui il Sindaco di Taranto Rinaldo Melucci ha adottato misure straordinarie di prevenzione e tutela dal rischio sanitario derivante dall’attività emissiva dello stabilimento siderurgico ex Ilva. Il Tar di Lecce aveva respinto in primo grado i ricorsi di ArcelorMittal Italia e di Ilva in amministrazione straordinaria, ritenendo provati i pericoli per la salute e la vita della popolazione tarantina, e aveva quindi ordinato di attuare le misure di spegnimento dell’area a caldo fino alla risoluzione dei pericoli in atto. La decisione è stata contestata sia dal gestore e dal proprietario dell’impianto, sia dal Ministero della Transizione Ecologica, i quali hanno fatto leva sulla natura strategica dell’impianto siderurgico per l’economia nazionale, negando il potere del Sindaco di intervenire in materia, in quanto già regolata dall’AIA e dal Piano Ambientale, che attribuirebbero allo Stato ogni competenza anche in caso di rischi sanitari. Rischi che, peraltro, sono stati negati pure a dispetto dei numerosi eventi che si sono ripetuti anche negli ultimi giorni, e degli studi di mortalità più recenti. Il Comune di Taranto, rappresentato in primo grado e in appello dal Prof. Avv. Francesco Saverio Marini, ha ribadito l’indispensabilità dell’intervento del Sindaco, quale autorità più vicina alla popolazione e ai suoi bisogni, e l’impensabilità di un sistema che ne escluda la legittimazione a provvedere in caso di pericoli per la salute dei cittadini, troppo spesso sacrificati alle logiche dell’economia. «Anche l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo – ha commentato da Roma il primo cittadino – ha confermato che la tutela del diritto alla salute e la tutela del diritto al lavoro e alla libertà di iniziativa economica devono andare di pari passo, perché non vi è sviluppo che tenga, senza il dovuto rispetto del “fondamentale” diritto alla salute, come testualmente definito dalla Costituzione italiana. Il Consiglio di Stato, che è ben consapevole della delicatezza della questione e di tutti gli interessi coinvolti, è adesso chiamato ad assumere una decisione definitiva sulla controversia, che dovrebbe arrivare nell’arco di poche settimane. Ancora una volta occorre constatare che decisioni apicali per la vita del Paese siano rimesse ai giudici piuttosto che alla politica, segno forse dell’assenza strutturale di un’effettiva e leale collaborazione istituzionale». (CS)