Coronavirus: Federmoda Taranto, ‘Governo ci aiuti, stanno morendo tante imprese’
‘E’ un autentico dramma quello che stanno vivendo i dettaglianti del settore moda’, dichiara Mario Raffo
"Se le nostre imprese sono chiuse, non è possibile vendere e quindi avere ricavi né tantomeno liquidità, ma le scadenze non si fermano. Il Governo deve darci una mano, con misure speciali per il nostro settore". Mario Raffo, presidente provinciale di Federmoda Taranto avverte: Il settore moda (tessile, abbigliamento, scarpe e accessori) è a rischio di estinzione. E’ un autentico dramma quello che stanno vivendo i dettaglianti del settore moda: la emergenza Covid 19 non uccide solo gli uomini, ma sta distruggendo anche le imprese, anni di lavoro di uomini e donne che hanno investito risorse ed energie, spesso con grandi sacrifici personali, nelle loro attività. Commercianti che in poche settimane hanno visto dissolversi non solo la stagione moda primavera-estate, ma probabilmente anche quella autunnale, e tuttavia i crediti vantati dai fornitori, a fronte di ordini fattimesi prima, non si fermano e fra un po’ arriveranno pure le nuove tratte. “Intanto da subito – incalza Raffo - dobbiamo fare i conti con le scadenze di fine mese: cambiali, utenze, fitti, stipendi, assicurazioni. Molti di noi non hanno la forza per gestire senza incassi una situazione del genere, occorre che il Governo intervenga altrimenti il sistema collassa completamente. Purtroppo ci giunge notizia che diversi colleghi sono già in grande sofferenza con le banche e al limite delle loro possibilità, e che starebbero valutando con i loro consulenti il modo per chiudere l’attività, pertanto alla ripresa diverse serrande potrebbero restare abbassate, e molta gente potrebbe ritrovarsi per strada senza lavoro. D’altra parte già dall’ultima settimana di febbraio avevamo registrato un netto calo delle vendite, dopo una stagione autunno-inverno andata male, per via delle temperature elevate dovute al cambiamento climatico, e una stagione saldi in discesa già dopo la prima settimana di promozioni, chiusa a -30%. Alla prima settimana di marzo, ormai in emergenza sanitaria acclarata, registravamo il 95% in meno degli ingressi-clienti nei punti vendita del capoluogo e della provincia”. Infatti l’8 marzo, quando Confcommercio Taranto, anticipando di 24 ore la decisione del Governo, aveva deciso, dopo un sondaggio tra associati e consumatori, di dichiarare la chiusura delle attività per ragioni sanitarie, molti negozi del capoluogo e della provincia avevano già deciso di mandare a casa i dipendenti e di fermare la vendita. “Nei magazzini – afferma ancora Raffo- abbiamo intanto già la merce primaverile che non venderemo, abbiamo perso completamente le vendite di Pasqua e quelle delle cerimonie (comunioni e matrimoni), e tra fine aprile e maggio, quando presumibilmente riapriremo le attività, i fornitori tenteranno di consegnarci gli ordini per l’abbigliamento estivo, già fatti mesi fa. A quel punto avremo un altro problema con il quale dovremo confrontarci: la ripresa dell’attività della grande distribuzione che ripartirà assieme a noi piccoli punti vendita e che punterà, avendone la forza economica, sulle promozioni a prezzi stracciati. L’unica cosa che ci potrà salvare è un intervento del Ministero dell'Economia e delle Finanze, al quale attraverso il sistema Confcommercio, unitamente alla Federazione Moda, stiamo chiedendo che in tutta Italia le promozioni e i saldi siano bloccati fino al 31 luglio 2020. Analogamente per le vendite online in merito alle quali, ne abbiamo parlato anche in videoconferenza con alcuni colleghi del Sistema, si potrebbe ipotizzare una web tax di emergenza che vada a riequilibrare le vendite. Qualche collega spinge pure su un intervento del Governo per imporre ai produttori, cosa ben difficile, uno slittamento avanzato dei pagamenti della merce. Sono alla studio altre iniziative per incentivare il made in Italy e per proteggere il commercio di vicinato: con il segretario nazionale di Federmoda, Massimo Torti, il confronto è continuo, il presidente nazionale Renato Borghi sta seguendo con impegno, assieme al presidente confederale, Carlo Sangalli, le problematiche del nostro comparto. Noi ci sentiamo di chiamare in aiuto il Governo non solo perché chiediamo un sostegno per ridare liquidità alle nostre imprese, ma anche perché tutti gli Italiani, in queste settimane di blocco delle attività, si sono potuti rendere conto di cosa potrebbero diventare le nostre città se i negozi, all’infuori dei generi di prima necessità, chiudessero. Abbiamo visto in questi giorni strade come viale Liguria, via D’Aquino, via Cesare Battisti per citare il capoluogo, ma potrei parlare delle vie del commercio di Martina Franca, Manduria, Massafra, e di tutti i nostri comuni, assolutamente desolate e insicure dopo le diciotto. Stiamo avendo la prova concreta di quale funzione sociale oltre che economica svolgano i negozi di vicinato. Ecco - conclude Raffo - la ripresa potrà ripartire anche se si sarà capaci di dare sostegno ecoraggio alla gente. Le luci nei nostri negozi avranno un ruolo determinante. Per ora intanto continuiamo a restare a casa, e preghiamo perché Taranto e la sua gente possano presto superare questo tragico momento per tornare a rimboccarsi le maniche e lavorare per la ripartenza".
Il dramma dei dettaglianti A preoccupare i dettaglianti del settore, che in pochi giorni hanno visto dissolversi non solo la stagione estiva, ma probabilmente anche quella autunnale, sono i crediti vantati dai fornitori a fronte di ordini a suo tempo fatti e i canoni di locazione per negozi vuoti, causa la serrata imposta dalle doverose misure di contenimento del contagio. «Voglio assicurare i colleghi, che in questi giorni vivono preoccupazione e sconforto, che la nostra Federazione sta impegnandosi perché siano accolte le richieste di misure specifiche e straordinarie che consentano di sospendere, o almeno rinegoziare, i contratti di locazione degli immobili e quelli con i fornitori dei capi, oltre alle obbligazioni legate a utenze e adempimenti amministrativi. Si tratta di interventi legislativi senza precedenti - osserva il presidente veneto di Federazione Moda Italia –l Sono misure che necessitano, in alcuni casi, stante la vigenza in materia di principi di diritto comunitario, di ricevere il nullaosta da parte dell’Unione Europea e, per quanto concerne molti contratti con fornitori stranieri, di eccezioni allo stesso diritto internazionale privato: obbiettivi tutt’altro che semplici e scontati. Tuttavia riteniamo, insieme a Confcommercio, di dover tentare tutto il possibile presso le autorità preposte per conseguire i risultati necessari ad evitare l’estinzione di una parte vitale delle nostre città con 114.813 punti vendita e 313.000 addetti.