Vincenzo Bellomo
Vincenzo Bellomo

Soddisfazione espressa dal presidente dell’Unione Marittimi, Vincenzo Bellomo, dopo la nota ufficiale della Capitaneria di Porto di Taranto, che ha chiarito le modalità di applicazione del “contratto di comandata”. L’intervento era stato sollecitato dalla stessa associazione sindacale tramite il legale, Avv. Fabio Maltese, per garantire il corretto trattamento dei marittimi impiegati su unità ormeggiate nel porto jonico.

Nella comunicazione del 5 febbraio 2025, la Capitaneria ha confermato che l’imbarco in regime di comandata è equiparato integralmente a quello ordinario, rientrando nel “genus” dell’arruolamento e quindi soggetto a obbligatoria annotazione da parte dell’Autorità Marittima. La posizione è stata condivisa anche dalla Direzione Generale per il Mare del Ministero delle Infrastrutture e dal Comando generale della Guardia Costiera.

La richiesta di chiarimenti era nata dalle segnalazioni dei marittimi operanti sulle barge e sulle navi di proprietà dell’ex ILVA, oggi gestite da ADI Servizi Marittimi in amministrazione straordinaria. Essi denunciavano l’assenza di registrazione sul libretto di navigazione e del previsto contratto di arruolamento, pur svolgendo attività di guardia, manutenzione e approntamento delle dotazioni di bordo.

«La conferma della Capitaneria dimostra che i contratti dei marittimi delle barge di Taranto non sono stati stipulati secondo le norme del Codice della Navigazione – afferma Bellomo –. L’Unione Marittimi continuerà a vigilare sulla vicenda e a intervenire presso le Autorità competenti per tutelare i diritti dei lavoratori». Bellomo ha anche ringraziato il Comandante CV (CP) Rosario Meo per il chiarimento fornito, che «non lascia spazio a incertezze».

La nota della Capitaneria specifica inoltre che i periodi di imbarco in regime di comandata, pur essendo validi per il mantenimento dell’iscrizione nelle matricole della gente di mare, non possono essere conteggiati ai fini dell’ottenimento di titoli, qualifiche e certificati IMO-STCW.