Riva, l’attaccante che tutti sognavamo per la nostra squadra del cuore
(Di Roberto Cardone) I tifosi delle tre major del calcio italiano avevano sempre da discutere e da battibeccare dopo una partita della nazionale allenata da Valcareggi: meglio Bonimba; no, meglio Prati; macché, il miglior centravanti italiano è Anastasi. Sull’ala sinistra, però, nessuno aveva dubbi: Gigi Riva….e basta!
L’attaccante che tutti sognavamo nella nostra squadra del cuore, invano: Lui, uomo di poche e misurate parole, aveva scelto di vivere dove le parole sono centellinate e valgono, tutte.
Il centrattacco che, quando era lanciato a rete, era una sentenza: sentivi il colpo secco del cuoio contro il cuoio e la rete era già gonfia. E se qualche portiere cercava di opporsi ci rimetteva una falange (come raccontava il grande Ludo Vieri..).
Quando da bambini usavamo il termine “sbonnare la rezza”, lo usavamo pensando ai gol di Riva e, per rendere meglio l’idea, si “sbonnava” contro una saracinesca: il rumore era quello del Rombo di un Tuono, un tuono provocato non dal martello di Thor,ma dal sinistro potente del numero undici che tutti noi volevamo impresso sulla nostra maglietta.
Non il 10, non il 9: tutti noi bambini in quegli anni volevamo la numero 11!
Lanciato in corsa in quella inimitabile partita dell’Azteca, prima ancora che Riva dribblasse in scioltezza il suo marcatore, davanti alla TV già sapevamo che sarebbe stato il gol del 3 a 2.
Il primo commento, dicono, che sia arrivato direttamente dagli spogliatoi del Paradiso, da Franz Beckenbauer, che se lo è trovato davanti stanotte, in tarantino: “Pur’aqquà ste?”.
Temendo una nuova Italia-Germania ad un’altura ben maggiore di Città del Messico…
Un mio caro amico mi ricordò, alla morte di Kaiser Franz, che quando da ragazzini uno di noi si avventurava in dribbling davanti alla propria difesa, finendo col perdere il pallone e magari provocare un gol dagli avversari, c’era sempre un compagno di squadra che gli gridava indispettito: “Oeu, ca ce sì? Beckenbauer?”.
Beh, allo stesso modo, quando si ciccava un sinistro davanti alla porta o lo si svirgolava, il solito compagno di squadra apostrofava così la maldestra ala sinistra: “Ha arrevate Sinistro Potente”, riferendosi ai tiri di Gigi Riva.
Quando si parla di bandiera, nessuno ha incarnato questo significato come Gigi Riva: era facile in quell’epoca voler essere bandiera di grandi società come Inter, Milan e Juventus. Ci credo, dove avresti potuto stare meglio?
No, Gigi Riva scelse di esserlo lontano dai fasti delle grandi città del Nord, del suo Nord e con i suoi gol regalò ai cagliaritani, ai sardi tutti, qualcosa di impossibile, sola a pensarlo: lo scudetto!
E regalò a noi italiani l’orgoglio di averlo almeno 42 volte con la maglia che tutti amiamo: 35 gol!
Cioè, se Riva entrava in campo con la maglia della nazionale, quasi sicuramente avrebbe segnato, avrebbe sbonnato la rezza per tutti noi (c’erano cinquanta milioni di italiani in quel sinistro), ci avrebbe permesso anche di sfidare alla pari il dio del calcio con la maglia 10 verdeoro, facendoci sognare di portare in Italia la coppa Rimet.
Forse anche noi avevamo quella bandiera, che svettava più delle torri del “sidellurgico”, che ci avrebbe permesso forse di sfidare gli dei del calcio; ma, quella bandiera ci fu portata via da un balordo che correva a fari spenti nella notte…
Addio Gigi, grazie per tutti i sogni che ci hai regalato.